Lunedì 06 Ottobre 2025 | 21:40

I lavoratori dell'ex Ilva temono la vendita: proclamato lo sciopero il 16 ottobre

 
Redazione online

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Verso la cassa integrazione per 4mila lavoratori dell'ex Ilva

Le ultime offerte prevedono drastici tagli occupazionali

Lunedì 06 Ottobre 2025, 18:54

I lavoratori dell’ex Ilva non si arrendono. Dopo mesi di promesse disattese, silenzi istituzionali e indiscrezioni su piani industriali che preannunciano migliaia di esuberi, i sindacati metalmeccanici alzano la voce. Fim, Fiom e Uilm hanno proclamato per il 16 ottobre uno sciopero generale in tutti gli stabilimenti di Acciaierie d’Italia, accusando il governo di averli esclusi dal confronto sul futuro del gruppo.

«Riteniamo inaccettabile il silenzio di Palazzo Chigi che, a fronte della richiesta di incontro più volte reiterata, non convochi ancora un tavolo sulla chiusura del bando e le offerte pervenute», dichiarano in una nota i segretari generali Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella. I leader dei sindacati metalmeccanici si dicono «sconcertati» per aver appreso «a mezzo stampa» i contenuti delle proposte di acquisto, in particolare quella del fondo americano Bedrock Industries, che prevederebbe appena duemila occupati a Taranto e poco più di mille negli altri siti.

Il bando per la cessione di Acciaierie d’Italia si è chiuso con dieci offerte, ma solo due - Bedrock e la cordata Flacks Group-Steel Business Europe - puntano all’acquisizione dell’intero gruppo. Le altre riguardano singoli asset, alimentando i timori di uno «spezzatino» industriale. Dopo il ritiro degli azeri di Baku Steel, il futuro del colosso siderurgico appare più incerto che mai.

Secondo le indiscrezioni, la proposta di Bedrock comporterebbe un taglio drammatico dell’occupazione: circa tremila posti salvati su quasi 10mila. Una prospettiva che per i sindacati suona come un piano di smantellamento. «È il momento di scelte chiare: il governo - esortano Uliano, De Palma e Palombella -assuma la guida dell’ex Ilva con un forte intervento pubblico che guidi la transizione e il rilancio di un’azienda ormai al collasso».

Nei giorni scorsi, Fim, Fiom e Uilm avevano già proclamato lo stato di mobilitazione permanente, in seguito alla chiusura unilaterale della procedura per la cassa integrazione straordinaria. Il provvedimento, deciso dal ministero del Lavoro, ha portato i lavoratori in Cigs da 3.062 a 4.450, senza che siano stati chiariti il piano industriale e le strategie ambientali.

Anche l’Usb ha acceso i riflettori sulla gestione del personale. A Taranto, i gruisti dell’area portuale hanno bloccato per 24 ore le operazioni di scarico della nave Patricia Oldendorff, con un’adesione al primo turno «del 100%» allo sciopero. «Denunciamo l’abuso e il mancato rispetto dell’equa rotazione della cassa integrazione e una gestione arbitraria del personale», hanno spiegato Marco D’Andria e Luciano Falvo, Rsu Usb ex Ilva. L’organizzazione di base parla di «condotta antisindacale» e minaccia azioni legali, dopo aver segnalato altri due casi di lavoratori messi in Cigs «senza motivazione né termine».

Sul fronte giudiziario, il 9 ottobre è attesa una nuova udienza al Tribunale di Milano sull'azione inibitoria promossa da dieci cittadini e dall’associazione Genitori tarantini e un bambino, dopo la sentenza della Corte di giustizia Ue che impone di sospendere le attività in presenza di «pericoli gravi per l'ambiente e la salute umana». In questo scenario di incertezza e tensione crescente, la data del 16 ottobre rischia di diventare un nuovo spartiacque nella tormentata storia dell’ex Ilva. 

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