«Non arretreremo di un millimetro nella difesa del diritto alla salute e lavoreremo per la chiusura dell’area a caldo». È sicuramente questa la frase a maggiore impatto tra quelle pronunciate ieri dal sindaco di Taranto, Piero Bitetti, nel corso della (lunga) prima seduta del Consiglio comunale. Il primo cittadino ha poi aggiunto: «Vogliamo una Taranto libera dalle fonti inquinanti, con una transizione industriale reale accompagnata da un accordo di programma vincolante, un tavolo permanente di vigilanza ambientale e il pieno coinvolgimento di cittadini e istituzioni. Lavoreremo - dichiara con nettezza - per la chiusura dell’area a caldo dell’ex Ilva, senza lasciare indietro nessun lavoratore». Proseguendo poi con quelle che, in gergo, vengono definite dichiarazioni programmatiche, l’esponente del centrosinistra ha assicurato il suo impegno affinché il capoluogo diventi «una città sostenibile, europea, che guarda con fiducia al Mediterraneo e al futuro» e per farlo però prima «bisogna restituire orgoglio, dignità e qualità della vita». Per questo, secondo il Bitetti-pensiero sarà necessario «un progetto articolato, coerente e inclusivo, che tiene insieme cura quotidiana e scelte strategiche».
Nel suo intervento in aula, il capo dell’Amministrazione comunale ha toccato rapidamente diversi temi e ha parlato anche dei quartieri che immagina essere protagonisti con «la rigenerazione urbana partecipata», ma non solo. Nell’agenda del neosindaco di Taranto c’è anche la cura del verde, il rilancio della Città Vecchia, la riqualificazione di Porta Napoli, la creazione di laboratori zonali, e «il completamento del Piano urbanistico generale, nel segno della sostenibilità e della bellezza», per una città sempre più connessa e accessibile ovvero con una nuova mobilità sostenibile. E, a questo proposito, Bitetti ha annunciato: «Investiremo in piste ciclabili, collegamenti pedonali, bike sharing, ferrovie dismesse e navigabilità urbana».
Dopo l’intervento del primo cittadino, sul taccuino del cronista sono finiti numerosi interventi provenienti da tutti i gruppi consiliari. Tra questi, Annagrazia Angolano (M5s) ha confermato che «non cederemo di un millimetro rispetto alla difesa della salute dei tarantini neppure rispetto a presunte compensazioni» mentre, sempre dai banchi dell’opposizione Luca Lazzaro (FdI) ha invitato Bitetti «ad avere coraggio» e l’altro candidato sindaco giunto sino al ballottaggio, Francesco Tacente (Prima Taranto), ha assicurato la sua massima disponibilità a collaborare «sperando che non ci siano steccati ideologici e che, da parte vostra, ci sia la volontà di instaurare un dialogo reale e non finalizzato a giochi di piccolo cabotaggio». Applausi per lui anche dai banchi della maggioranza.
Il clima da “volemose bene”, del resto, ha caratterizzato tutta la seduta eccezion fatta per la stoccata di Massimiliano Stellato, da qualche giorno passato a Forza Italia, che ha polemicamente mostrato una clessidra affermando che «aveva promesso, sindaco, che in 100 giorni avrebbe cambiato la città per quel che riguarda il decoro urbano e la pulizia. Quaranta giorni sono già passati, ma invano e ora gliene restano 60». Immediata la reazione di Contrario e Di Gregorio (Pd), Tartaglia (Per) e Lenti (Avs).
Ora, al momento, non è dato sapere se la profezia di Massimiliano Di Cuia (FI), alla fine, si concretizzerà davvero («questa sarà la consiliatura della pacificazione dopo quanto è accaduto in quest’aula negli anni scorsi»), ma di certo va in questa direzione la votazione sulle dichiarazioni programmatiche di Piero Bitetti (centrosinistra). Infatti, votano “sì” in 22 (alla maggioranza si è unito Mirko Di Bello, alle Amministrative candidato sindaco per il cartello civico “Adesso”) e le opposizioni di centrodestra e M5s, invece, si sono astenute. Apertura di credito.