Sarà il veterinario Orlando Paciello, docente universitario alla «Federico II» di Napoli a eseguire l'autopsia sul corpo di Bruno, il cane-eroe morto nei giorni scorsi a causa, secondo quanto raccontato dal suo istruttore Arcangelo Caressa, di polpette infarcite di chiodi lanciate nel recinto in cui era ospitato a Taranto. Il consulente nominato dal pubblico ministero Vittoria Petronella eseguirà nei prossimi giorni l'esame con il quale dovrà accertare le cause della morte per confermare quanto contenuto nella denuncia presentata da Caressa.
Come noto il magistrato ha firmato nei giorni il decreto con il quale ha disposto la riesumazione del corpo che ora è stato trasferito nell'istituto zooprofiltattico di Taranto: l'accertamento si è reso necessario dopo che l'uomo, convocato dai carabinieri della Compagnia di Taranto, ha raccontato agli investigatori il tragico ritrovamento avvenuto nella mattinata del 4 luglio, ma soprattutto gettato ombre su possibili autori di quel gesto, su cui anche la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni è intervenuta definendo l'uccisione «un atto vile, codardo, inaccettabile». Il racconto in caserma, tuttavia, è giunto non solo a distanza di giorni dalla tragedia, ma anche dopo decine di interviste concesse alle principali emittenti televisive italiane e altrettanti post sui social. La denuncia depositata da Caressa, racconta che dopo aver ricevuto la telefonata che lo informava della morte di Bruno, il suo istruttore ha raggiunto il luogo in cui si trovava il corpo martoriato accanto al quale c'erano le polpette infarcite di chiodi: ai carabinieri, inoltre, Caressa ha raccontato di aver contattato la veterinaria Maria Stella Borgia nonostante fosse chiaro la causa del decesso.
Contattata dalla Gazzetta, Borgia ha però negato di essere stata contattata da Caressa, ma di essersi recata sul posto per scelta personale spinta da «motivi di affetto». Non solo.
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