Si è conclusa con 4 condanne e un patteggiamento l’udienza preliminare che vedeva altrettanti imputati coinvolti nell’inchiesta sulla droga proveniente dalla Spagna: un’inchiesta che ha svelato come gli stupefacenti giungessero in pacchi privati affidati a sconosciuti punti di ritiro e locker tra Taranto e Grottaglie per poi essere spacciati attraverso Telegram. Il denaro veniva infine reinvestito in droghe sintetiche da vendere nei locali notturni a giovanissimi.
Nei confronti dei 4 imputati che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato, il giudice Pompeo Carriere ha inflitto un anno e 10 mesi con pena sospesa e in continuazione con altra sentenza (contro 2 anni e 4 mesi formulati dalla procura) per il catanese Giovanni La Rosa difeso dall’avvocato Gaetano Vitale e poi 2 anni e 6 mesi, sempre in continuazione (contro i 2 anni chiesti dalla procura) per il 27enne Andrea Scarci assistito dal legale Fiorella Gargaro, un anno e 10 mesi con pena sospesa (contro un anno e 4 mesi chiesti) per il 34enne grottagliese Lorenzo D’Amicis assistito anche lui da Vitale e infine 2 mesi con pena sospesa (contro 6 mesi) per un 33enne tarantino gestore di un negozio di telefonia che per l’accusa aveva procurato una sim card al 34enne Valerio Donati, ritenuto a capo del gruppo. Per quest’ultimo, il gup Carriere ha accolto, dopo il via libera della procura, il patteggiamento a 3 anni e 4 mesi proposto dagli avvocati Vitale e Francesco Fico.
Il 34enne, per gli investigatori, era la mente del business: esperto di sistemi telematici e piattaforme digitali, Donati era riuscito per molti mesi a gestire le operazioni eludendo le forze dell’ordine grazie non solo a sim card intestate a terzi, ma anche comunicando su Telegram. Scarci e La Rosa andavano a ritirare i pacchi con dentro la droga e infine la consegnavano a Donati e D’Amicis per smerciarla. Il denaro accumulato dallo spaccio, per l’accusa, serviva ad acquistare ketamina e MD da vendere nelle discoteche della provincia. Un giro di affari che per i carabinieri del Nor di Taranto era stato messo in piedi dal 2017 e fino ad aprile 2021 fruttando denaro che il 34enne era riuscito a reinvestire anche in criptovalute.
A dare l’impulso alle indagini era stato l’arresto nel gennaio 2021 di Scarci e La Rosa mentre erano intenti a prelevare due pacchi contenenti in totale 4 chilogrammi di marijuana. Era stato lo stesso Scarci poi ad ammettere ai carabinieri di aver preso almeno 50 spedizioni in un anno in cambio di ricariche Postepay da 100 euro per conto di un utente Telegram chiamato “Kavalerio” che attraverso messaggi che si autodistruggevano gli forniva tutte le indicazioni. Il giorno successivo ai fermi, i carabinieri erano riusciti a intercettare un altro pacco, sempre proveniente dalla penisola iberica, con all’interno 2 chilogrammi di marijuana.
Dall’utenza telefonica utilizzata dal finto titolare del documento di riconoscimento, i militari dell’Arma erano poi arrivati a scoprire la vera identità di un ignaro italiano residente all’estero. L’analisi di quei tabulati telefonici e l’aggancio delle celle telefoniche aveva infine consentito di risalire a Donati, che per gli inquirenti era il reale utilizzatore delle utenze sospette rimaste inutilizzate dopo quei primi arresti.