Luca Lazzàro, candidato sindaco del centrodestra (FdI, Forza Italia, Noi Moderati e Pli) se dovesse vincere le elezioni, cosa farebbe nei primi 100 giorni? Indichi, solo per titoli, i tre principali temi su cui concentrerebbe la prima fase della sua azione amministrativa.
«Interverrei subito su: raccolta differenziata, intendendo con questo anche il decoro della nostra città che, in questi anni, è stato fortemente vilipeso; emergenza parcheggi nel Borgo; questione asili nido e, se posso aggiungere un quarto tema di cui mi occuperei subito direi, infine, che mi metterei al lavoro per il futuro del Taranto calcio».
La raccolta differenziata dei rifiuti va fatta “senza se e senza ma” oppure per lei si potrebbe anche tornare indietro eliminando il sistema del “porta a porta”?
«È assurdo pensare che, a Taranto, si possa utilizzare un metodo di raccolta differenziata unico per tutta la città. A San Vito, infatti, le famiglie vivono nei villini mentre nel quartiere Italia Montegranaro, ad esempio, c’è una densità abitativa molto più alta. Per questo, dobbiamo avviare prima di tutto un dialogo fondamentale con la città. Per troppo tempo, sinora, chi governava il Comune si è chiuso nel Palazzo, impegnandosi più che ad amministrare la città in giochi di potere e nel risiko delle nomine. E il tutto, è avvenuto mentre i consiglieri comunali dell’ex maggioranza che tiravano il sindaco per la giacchetta, solo per ottenere qualche postazione di potere in più. Detto questo, la popolazione va accompagnata all’interno di un percorso e poi va costruito il modello da attuare sulla base delle esigenze specifiche dei vari rioni. E poi, c’è anche il tema della valorizzazione del rifiuto, nel senso che se facciamo bene la raccolta differenziata paghiamo meno Tari e magari valorizzando il rifiuto otteniamo anche delle risorse importanti per la stessa Amministrazione comunale».
È favorevole all’ingresso dei privati in Amat e Amiu?
«Non sono pregiudizialmente contrario, ma questo non è un tema all’ordine del giorno. Di certo, si tratta di due aziende partecipate comunali che vanno riorganizzate soprattutto nel caso dell’ex Amiu, considerati gli scarsi risultati ottenuti per quel che riguarda la qualità del servizio offerto ai cittadini».
Dopo il giuramento, se eletto, a proposito della questione-asili nido, dovrà affrontare un’autentica corsa contro il tempo. Avrà davanti a sé un bivio: ruolo pubblico o privatizzazione delle strutture. Che strada prenderà e con quali risorse?
«Prima di tutto, dobbiamo fornire alle educatrici dei nostri asili gli strumenti più adeguati per svolgere bene il loro prezioso lavoro. Il servizio offerto dai nidi comunali di Taranto rappresenta davvero un fiore all’occhiello della nostra Amministrazione che l’ex sindaco Melucci e la maggioranza che lo sosteneva hanno tentato di calpestare, anzi di distruggere. Si tratta di un’eccellenza, dunque, su cui bisogna investire e non tagliare».
I parcheggi, soprattutto nel Borgo, sono molto carenti. Quali sono le sue proposte per aumentarli? E sempre per quel che riguarda la viabilità, ad esempio, sarebbe favorevole o contrario all’istituzione di una Zona a traffico limitato in centro, peraltro prevista dal Piano urbano sulla mobilità sostenibile (Pums)?
«Le Brt sono importanti, ma magari bisognava pensare prima a prolungarle sino al futuro ospedale “San Cataldo” (a proposito, mi batterò per far ripartire il secondo Pronto soccorso). Inoltre, dobbiamo recuperare i numerosi posti auto che perderemo, oltre 3mila, proprio in seguito alla realizzazione delle stesse Brt. Dunque, per raggiungere quest’obiettivo potremmo contare così come ci ha garantito il ministro della Difesa, Crosetto, sulla sdemanializzazione dell’ospedale militare in cui sarà possibile realizzare delle aree parcheggio. Insomma, noi stiamo riuscendo ad ottenere qualcosa di importante per Taranto ancora prima di essere eletti, mentre gli altri invece l’hanno distrutta Taranto. E poi, avremo anche oltre 300 posti auto che verranno realizzati all’interno della Stazione Torpediniere (le risorse finanziarie sono già a disposizione). Una Zona a traffico limitato nel Borgo? La mia idea, prima ancora della Ztl, è quella di dar vita ad una Greenway per attirare tanti turisti, creando di fatto due “porte” tra la stazione ferroviaria e l’Arsenale. L’obiettivo è quello di dar vita ad un nuovo modello di sviluppo che possa intrecciarsi con il porto e con Porta Napoli. Dunque, in questo contesto, va elaborato un nuovo modello di viabilità per il Borgo».
Prima dello scioglimento anticipato del Consiglio comunale, il professor Karrer aveva avviato la fase preliminare all’adozione del nuovo Piano urbanistico generale del Comune di Taranto. Se dovesse essere eletto, quali nuove indicazioni darebbe?
«Per quanto riguarda il Pug, ritengo che si debba arrivare quanto più rapidamente possibile ad elaborare uno strumento urbanistico definitivo, moderno perché quello attuale è ormai datato essendo stato definito più di cinquant’anni fa. E quindi, bisogna accelerare questo percorso ma riprendendo la strada maestra del confronto. Di certo, Taranto dev’essere rigenerata, riqualificando quello che già esiste e il consumo del suolo deve essere ridotto al minimo indispensabile. Che fare? Ci sono intere aree del Borgo da rigenerare visto che le periferie, purtroppo, non sono solo quelle lontane dal centro e se noi non abbiamo la capacità di intervenire e affrontare i problemi, la situazione peggiora».
E rispetto al Comparto 32? Favorevole o contrario a nuove costruzioni?
«L’abbiamo scritto nel nostro programma: contrari. La città non può essere ancora allungata, ma va ricucita».
Capitolo Ilva, risposta multipla: fabbrica aperta, chiusa o fabbrica più piccola, ma senza l’area a caldo?
«Allora, innanzitutto, il Governo sta già lavorando in una direzione che presenta un equilibrio tra occupazione, produzione e ambiente. Il ministro Urso, proprio nel mio comitato elettorale, ha spiegato che per Palazzo Chigi l’ex Ilva significa decarbonizzazione e chiusura delle fonti inquinanti. Sì, nella nostra città, sta avvenendo una vera e propria ecotransizione cioè si sta attuando un passaggio dal precedente modello di sviluppo di Taranto. Peraltro, le risorse che vengono destinate a questi processi sono gigantesche. Più, in generale, anche grazie al Governo Meloni, nel nostro territorio verrà istituito un sistema di filiere produttive in cui le nostre numerose eccellenze, in diversi settori economici, potranno essere esaltate».
Città Vecchia: come la immagina?
«Faccio parte di quella generazione che ha scelto di rimanere a Taranto e l’ha fatto portando qui l’Università. Mi ricordo che mio fratello, infatti, tagliò il nastro della sede di via Duomo quando era rappresentante degli studenti. Immagino il nostro centro storico come un contenitore culturale che, ad esempio, deve collegarsi con Palazzo Archita. Poi, colgo l’occasione per dire pubblicamente che, da sindaco, proporrò all’Università di sottoscrivere un nuovo Accordo di programma. Per il resto, la Città Vecchia deve essere il luogo in cui valorizzare la nostra matrice identitaria. Dunque, polo culturale, certo, ma anche un centro per promuovere gli elementi fondativi della nostra città da diversi punti di vista (storico, gastronomico, artistico)».
Tra poco più di un anno, Taranto sarà la capitale dei Giochi del Mediterraneo. A manifestazione finita, quale modello di gestione immagina per gli impianti sportivi che sono in corso di riqualificazione o realizzazione (Stadio del nuoto)? Secondo lei, dovrebbe vedersela interamente il Comune, il Municipio dovrebbe cedere tutto nelle mani dei privati oppure l’Amministrazione comunale potrebbe chiamare in causa le federazioni sportive nazionali delle varie discipline (atletica, nuoto, canottaggio ed altre)?
«Credo che per la futura gestione di questi impianti sia estremamente importante costruire dei rapporti con le federazioni, ma anche con le associazioni sportive e con quelle sociali. Ovviamente, dobbiamo fare di tutto affinché non diventino cattedrali nel deserto, non lo permetterei mai e proprio per questo devono essere utilizzati dai tarantini perché lo sport fa elevare la qualità della vita per la quale, nelle graduatorie che vengono stilate ogni anno, siamo sempre agli ultimi posti in Italia. Lo sport, purtroppo, a Taranto è stato usato come bandierina per attirare consenso mentre, invece, noi dobbiamo agire in modo che diventi qualcosa di serio, di importante».