È stato condannato a 4 anni e 4 mesi l’avvocato 60enne Antonio Albano, arrestato lo scorso 22 luglio con l’accusa di aver sottratto quasi 270mila euro dai conti correnti delle procedure di pignoramento di cui era custode incaricato dal tribunale civile di Taranto. Giudicato con il rito abbreviato, è stato il giudice Gianna Martino a emettere sentenza, infliggendo una condanna maggiore dei 3 anni e 8 mesi chiesti dal pubblico ministero Raffaele Graziano.
Difeso dall’avvocato Leonardo Pugliese, il professionista era accusato di peculato continuato aggravato: nell’udienza di ieri, il difensore dell’uomo ha spiegato al giudice Martino che parte di quel denaro era stato utilizzato per coprire spese mediche di alcuni familiari. Nell’interrogatorio di garanzia, inoltre, il 60enne aveva ammesso le proprie responsabilità, rendendosi disponibile a restituire il denaro preso.
Condannato in passato sempre per il reato di peculato, ma anche per falso in atto pubblico e appropriazione indebita, Albano era finito nel mirino dei militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza: le attività investigative scattarono infatti dopo le segnalazioni di due magistrati del settore delle procedure esecutive che avevano collaborato con lui.
Secondo quanto ricostruito dalla procura, nel periodo in cui aveva affiancato i giudici incaricati, tra il 2021 e il 2023, l’imputato aveva utilizzato a proprio vantaggio il ruolo di custode, prelevando denaro dai conti correnti aperti per il tribunale e disponendo bonifici con causali quali compensi, rimborsi e spese al conto personale e movimentando quei soldi tra una procedura di pignoramento e un’altra. Una sorta di «schema Ponzi» come lo aveva definito il giudice Francesco Maccagnano che aveva confermato nei suoi confronti i domiciliari: secondo il magistrato, infatti, l’avvocato aveva prelevato «somme di denaro per poi movimentare altre somme da alcune procedure ad altre, al fine di addivenire ad una - solo apparente - elisione delle conseguenze pregiudizievoli derivanti dalle sue azioni». In parole più semplici, ricalcando l’idea inventata dall’uomo d’affari italo americano Charles Ponzi nei primi decenni del secolo scorso, Albano aveva sottratto da alcuni conti correnti per coprire gli ammanchi fatti su altri conti. Soldi che il professionista aveva speso per le proprie necessità personali: nell’elenco dei movimenti effettuati figurano, infatti, 50 pagamenti anche in favore di agenzie di scommesse.