C’erano anche bambini di 10 anni nella baby gang che ha seminato il panico al rione Tamburi a gennaio scorso: il blocco della circolazione stradale, l’aggressione ai carabinieri e persino un tentativo di linciaggio, quasi una lapidazione ai danni di un cittadino straniero. In sette, di età compresa tra 14 e 17 anni, ora sono indagati per lesioni personali aggravate da odio razziale, resistenza a pubblico ufficiale e vilipendio. Per gli altri membri del gruppo, però, non è stata avviata alcuna azione penale perchè al di sotto dei 14 anni, età minima per la legge italiana per essere giudicati.
Le carte dell’inchiesta, svelano la terribile spedizione punitiva: il cittadino extracomunitario è stato infatti accerchiato e trasformato in un bersaglio: sassi, ma anche altri oggetti contundenti gli hanno provocato ferite sul volto e al corpo guaribili in 20 giorni.
Per i sette indagati il magistrato inquirente ha chiesto l’affidamento a una comunità, ma come previsto dalla riforma Cartabia, dovranno prima comparire dinanzi al giudice Paola Morelli per l’interrogatorio preventivo con i rispettivi difensori, gli avvocati Grazia Galeandro, Luigi Semeraro, Nicola Sarcinella, Piero Paesanti e Andrea Maggio: solo dopo il gip Morelli potrà decidere se trasferirli in comunità o lasciarli alle loro famiglie.
L’inchiesta dei carabinieri ha svelato che l’episodio non è stato solo uno: a distanza di 48 ore dal primo brutale pestaggio, gli indagati si sono accaniti continuando a insultarlo e a lanciare pietre contro la sua casa.
All’arrivo dei carabinieri, quei giovanissimi con il volto coperto hanno cercato addirittura di bloccare l’auto di servizio con i cassonetti come barricate: contro i militari hanno impugnato spranghe e lanciato pietre. Per l’accusa tentavano in ogni modo di evitare il riconoscimento opponendosi con ferocia alle forze dell’ordine. Non solo. Il 30 gennaio scorso due degli indagati - su cui grava ora anche l’ipotesi di violenza privata e violazione delle norme sulla circolazione - coperti da passamontagna, vestiti di scuro e brandendo bastoni di legno, assieme ad altre persone, hanno provato a prendere letteralmente possesso delle “case parcheggio”: hanno bloccato il mezzo guidato da una donna costringendola ad avanzare lentamente tra spunti e ulteriori lanci di pietre. Anche in quella occasione, il branco ha utilizzato i cassonetti per fermare le auto. E anche in quel frangente, all’arrivo dei militari si è scatenata la guerriglia: uso di bastoni e lanci di pietre sono stati accompagnati dai cori come «sbirro maledetto».
Ora tutti rischiano di finire in comunità: una strada che le istituzioni come la procura vogliono utilizzare anche per cercare di sradicarli da quei rioni che forse li stanno trasformando nella futura manovalanza della criminalità organizzata.