Mattia Giorno, perché ha fatto un passo indietro in favore di Piero Bitetti. È stato Michele Emiliano a chiederle di ritirarsi dalla corsa alla candidatura a sindaco di Taranto per il centrosinistra?
«Assolutamente no, il presidente della Regione non ha fatto alcuna ingerenza. Chiarito questo, certo la politica si regge anche sulle ambizioni personali ma non si può agire prescindendo dalla propria comunità. Sì è vero, in quest’ultimo periodo, non c’è stato un solo giorno in cui non abbia pensato di guidare la mia città, ma i sogni hanno bisogno di un’idea più grande che poi, strada facendo, li possa sorreggere. Per questo, ho anteposto la comunità in cui vivo alle mie ambizioni e ho fatto sintesi con Piero Bitetti. La definisco sintesi, infatti, non passo indietro».
Come giudica le prime battute di questa campagna elettorale?
«Taranto non può essere solo un elenco dei tanti problemi che certamente dobbiamo affrontare, non può essere una mera sommatoria di vertenze. Se il dibattito pubblico si limita a questo, si spegne del tutto la scintilla che dovrebbe riavvicinare i cittadini alla politica. Cosa serve? Idee, coraggio, responsabilità, ma sinora tutto questo non è emerso. Il centrosinistra, dal canto suo, ha iniziato a farlo mentre il centrodestra sta solo provando ad intestarsi i meriti dei precedenti governi progressisti o della Regione mentendo così ai cittadini».
In questo periodo, la stoccata agli avversari fa parte del gioco. È così?
«Sono sinceramente deluso da chi, per anni, si è presentato come alternativa all’opinione pubblica e, invece, non è credibile e del resto il ritardo che sta accumulando per individuare il proprio candidato sindaco lo dimostra. Non si può consegnare il futuro di Taranto a chi si fa scegliere il proprio candidato a Roma».
Giorno, lasci stare gli avversari e pensi piuttosto alla sua coalizione. Il centrosinistra, infatti, dovrebbe presentarsi al voto senza i Cinque Stelle. Addio al Campo largo?
«Mi dispiace che il M5s voglia prendere le distanze da noi. Per loro, sia chiaro, le porte restano comunque aperte per riprendere il dialogo».
E sempre a proposito delle vostre difficoltà, Bitetti vorrebbe aprire ad alcuni esponenti dell’ex Area Melucci ma proprio il suo partito (il Pd) ha messo il veto. Siete davvero pronti a rinunciare a quel pacchetto di voti?
«Non abbiamo messo veti sulle persone e peraltro non mi piace esprimere giudizi etici o morali. Detto questo, credo che insieme al candidato sindaco e alle altre forze del centrosinistra valuteremo quali decisioni assumere ma, ripeto, non sulle persone. Non bisogna cadere, infatti, nell’errore di soffermarsi sui singoli ex consiglieri comunali che oggi rappresentano una componente civica del territorio ma che, indipendentemente dalle valutazioni future di Bitetti e dell’intera alleanza, di certo, non saranno candidati nella lista del Partito democratico».
Faccia pure gli scongiuri, ma secondo lei se Bitetti dovesse essere eletto sindaco di Taranto quali dovrebbero essere le sue priorità?
«Dovrebbe controllare la situazione finanziaria del Comune; affrontare le emergenze occupazionali e sociali legate agli asili e alla Multiservizi, cimentarsi sul grande tema delle linee di trasporto urbano veloci Brt, sui Giochi del Mediterraneo e sui cantieri finanziati con il Pnrr».
Per la gestione delle infrastrutture delle Brt, l’ex sindaco Melucci stava per costituire la quarta azienda partecipata municipale: Kyma Energia. Idea da abbandonare?
«Potrebbe essere sufficiente istituire all’interno dell’ex Amat, ovvero di Kyma Mobilità, una divisione che si occupi solo delle linee bus veloci».
Lei è un giovane dirigente politico che opera in un territorio in cui gli under 35 sono sempre di meno. Che fare?
«Una città senza giovani è una comunità senza futuro. Diventa un non luogo. Non dobbiamo accettarlo con rassegnazione, ma lavorare per rallentare questa fuga di cervelli e poi per farli tornare. Per farlo, però, servono coraggio, idee e serietà. E il centrosinistra e Piero Bitetti ce ne hanno a sufficienza».