STATTE - Quanto emerso a seguito degli arresti di gennaio 2024 per voto di scambio politico mafioso non sono sufficienti a disporre lo scioglimento per infiltrazioni del Comune di Statte. Lo ha stabilito il ministro Matteo Piantedosi con un decreto, pubblicato ieri, che ha concluso il procedimento cominciato ad aprile con la nomina degli ispettori da parte della Prefettura di Taranto.
«Gli elementi complessivamente emersi - è scritto nel decreto pubblicato ieri - non presentano le necessarie congruenze rispetto ai requisiti di concretezza, univocità e rilevanza» richiesti per disporre lo scioglimento. Piantedosi ha valorizzato i contenuti della relazione trasmessa dal prefetto di Taranto il 21 novembre, in cui sono contenuti alcuni elementi relativi a quanto emerso dall’inchiesta della Dda di Lecce.
Nell’operazione «Dominio» erano state arrestate 29 persone, tra cui il sindaco Franco Andrioli, il vicesindaco Marianna Simeone e l’assessore Ivan Orlando, tutti accusati di aver chiesto e fatto favori a personaggi collegati con il clan locale Modeo. La vicenda giudiziaria è nel frattempo approdata a processo: l’ex sindaco e i componenti della giunta hanno chiesto il rito abbreviato, altre dieci persone affronteranno il dibattimento. L’accusa, retta dal pm Milto De Nozza, sulla base delle indagini della Finanza ritiene che gli uomini del clan (tra cui Giulio Modeo, figlio del boss Antonio) avrebbero raccolto voti per Andrioli in occasione delle amministrative 2021, elargendo buoni benzina e biglietti per le giostre.
Dopo le dimissioni di Andrioli (che era sostenuto anche da parte del Pd) il piccolo centro alle porte di Taranto è tornato al voto e a giugno scorso ha eletto un poliziotto, Fabio Spada, espressione di una lista civica.