TARANTO - Hanno lasciato il carcere due delle donne arrestate il 15 novembre e finite assieme ad altre cinque persone nell’inchiesta su una presunta associazione a delinquere che, sotto le mentite spoglie di un’associazione di promozione sociale, reperiva extracomunitarie irregolari per fornire manodopera di badanti a clienti “idonei”, trattenendo una quota dallo stipendio e chiedendo un compenso per il servizio di intermediazione.
È stato infatti il tribunale del Riesame, nel collegio presieduto dal giudice Patrizia Todisco ad accogliere le richieste dell'avvocato Alessandro Scapati e concedere i domiciliari per la 61enne tarantina Caterina Daniele e la 47enne georgiana Nana Chikovani. Per quattro indagati, inoltre, i magistrati hanno dato ragione al difensore annullando il sequestro preventivo del conto corrente personale e confermato, invece, quello del conto intestato all’associazione di promozione sociale.
Secondo le indagini coordinate dal pm Remo Epifani a capo del business era la Daniele che aveva utilizzato gli uffici per «procacciare e reclutare numerose cittadine georgiane» e che sistemate nelle famiglie, fruttavano 150 euro al mese. L’associazione a delinquere è contestata anche al 59enne Angelo Micoli e al 26enne Walter Micoli, entrambi finiti ai domiciliari. La 47enne e la 36enne Eter Merebashvili, assieme alla 61enne, per la procura erano le «organizzatrici dell’attività dell’associazione», fornendo gli alloggi alle aspiranti lavoratrici in attesa di essere «smistate presso varie famiglie richiedenti, percependo e pretendendo il compenso di 7 euro al giorno» e facendosi dare dai 300 ai 400 euro «a titolo di compenso per la sistemazione lavorativa reperita».