TARANTO - «Volevamo tutelare il diritto alla salute e il diritto allo studio dei nostri figli, oggi ci ritroviamo un decreto penale di condanna. Oltre al danno, la beffa». Fabio Cocco è uno degli otto cittadini del quartiere Tamburi condannato per aver occupato a giugno 2017 il consiglio comunale con l'obiettivo di chiedere interventi che tutelassero i bambini e le bambine che frequentavano le scuole del rione sotto le ciminiere, costretti in quei giorni a traslocare per evitare le emissioni dannose dell'ex Ilva e delle collinette ecologiche, costruite negli anni '70 con i resti della produzione. Una manifestazione simbolica per attirare l'attenzione delle istituzioni quando tutti gli altri tentativi erano falliti: «Abbiamo percorso tutte le strade possibili con mail, pec, comunicati stampa, richieste di incontro, ma eravamo sempre stati ignorati, che altro potevamo fare per farci sentire?».
In quei giorni i cittadini invocavano chiarezza dall'amministrazione comunale dopo che l'Arpa Puglia aveva accertato un superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione nell'area delle collinette, in particolare valori di diossine. «Non era nostra intenzione – spiegò allora una mamma - creare disagio, ma nessuno si è degnato di risponderci. Solo così otteniamo un po’ di attenzione. Non scendiamo più a patti, devono trovare una sistemazione per far frequentare la scuola ai bambini».
La loro protesta allora era giunta persino al presidio notturno nei plessi scolastici che fece slittare anche gli scrutini. La richiesta era finalizzata alla riapertura della scuola Deledda, unico plesso allora a essere stato completamente rinnovato nell'isolamento e nell'impianto di aerazione e che quindi consentiva ai bambini restare tranquillamente a scuola anche nei «wind days», quelle giornate in cui il vento soffia dalla fabbrica verso la città sollevando polveri dannose per la salute. E così avevano cercato di scuotere l'opinione pubblica, ma a distanza di oltre cinque anni hanno ricevuto la notifica di un documento che li condanna a pene tra i 30 giorni e mille euro di multa.
L'accusa è di aver interrotto un pubblico servizio enahc eid aver pronunciate frasi offensive neiu confronti dei consiglieri comunali, circostanza che i manifestanti negano categoricamente. Francesca Martinese spiega che «Non l'abbiamo fatto per divertimento: volevamo solo difendere i nostri figli».
Tra le otto persone colpite dal provvedimento c'è anche l'attuale consigliere comunale Antonio Lenti di Europa Verde: «Da giorni eravamo in strada, ma non ci ascoltava nessuno. Visto che non venivano da noi, siamo andati noi in Comune. Certo c'era rabbia e tensione per la situazione che si era creata, ma non c'è stato niente di grave. Era un atto dettato dalla disperazione».
Ora insomma la vicenda finirà nelle aula giudiziarie perchè chiaramente tutti sono intenzionati a impugnare il provvedimento e sulla vicenda dovrà essere un giudice a stabilire se vi siano stato o meno responsabilità penali.