TARANTO - Non soltanto il dominio sul mare, ma anche il controllo delle “licenze” alle attività della zona, la riscossione di tangenti e la gestione della security nei locali e negli eventi. Il clan composto dalle famiglie Scarci-Scarcia, per gli inquirenti, aveva allungato le mani su numerose attività economiche del territorio lucano. E se ai pescatori che sconfinavano arrivavano le minacce «di utilizzare armi», anche alle imprese che operavano «a terra» nell’area di influenza del clan le cose non andavano meglio.
Dalla nuova ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Potenza Salvatore Pignata, infatti, emergono diversi episodi che per l’accusa dimostrano il potere del gruppo criminale. Nelle oltre 700 pagine, infatti, il giudice Pignata ha scritto che l’organizzazione talmente radicata nel territorio da non necessitare di minacce costanti: il solo «blasone» del nome era sufficiente a ottenere il silenzio e la sottomissione di chiunque...
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