TARANTO - Invece di consegnarla al destinatario aveva deciso di ritirare e tenere per sé la lettera contenente un assegno di quasi 40mila euro: soldi che erano l’eredità dei figli di una donna deceduta alcuni mesi prima e per cui il marito 80enne aveva avviato le pratiche di successione. L’uomo, un portalettere tarantino di 49 anni, era stato licenziato da Poste italiane in seguito alla scoperta fatta dal legittimo proprietario di quel denaro è finito anche nella aula giudiziarie.
È stato infatti il sostituto procuratore della Repubblica, Remo Epifani, a firmare la richiesta di rinvio a giudizio contestando al 49enne, assistito dall’avvocato Andrea Silvestre, le ipotesi di reato di falso e peculato: il difensore però ha scelto la strada del patteggiamento ottenendo per il suo cliente 2 anni di reclusione e soprattutto la sospensione della pena.
I fatti risalgono al 2022 quando l’anziano si è accorto che qualcosa non tornava: alla morte della moglie, avvenuta nel febbraio di quello stesso anno, l’80enne aveva infatti avviato le pratiche di successione e presentato i documenti necessari per ritirare i 36mila euro presenti sul conto postale della coniuge. Risparmi di una vita che l’uomo voleva dividere tra i figli.
L’amara scoperta, però, è giunta con l’addebito della tassa di successione sul conto corrente personale, nonostante il denaro non fosse mai arrivato. A quel punto il malcapitato ha deciso quindi di tornare dal direttore delle Poste per chiedere spiegazioni di quel ritardo: solo allora si è reso conto che l’assegno era non solo arrivato ma era stato anche ritirato.
Un dettaglio, però, ha fatto scattare l’allarme: la firma sulla ricevuta della raccomandata era infatti quella della moglie deceduta e non la sua. L’uomo ha deciso quindi di presentare ai carabinieri una denuncia e ha chiesto alla sua filiale di identificare il postino incaricato di consegnare la corrispondenza quel giorno. Dopo questa segnalazione è risultato che l’assegno non era ancora stato incassato ed è quindi stato immediatamente bloccato.
Le indagini avviate dalle forze dell’ordine hanno poi permesso di arrivare al presunto responsabile che a quanto pare aveva l’abitudine di tenere per sé le missive invece di consegnarle ai destinatari. Non solo. Gli accertamenti hanno dimostrato come durante l’orario di lavoro, l’uomo si dedicasse anche ad attività diverse: le attività investigative hanno infatti accertato che durante le ore lavorative, l’uomo con l’auto di servizio andava a trovare una prostituta. Una serie di aspetti che hanno costretto Poste italiane a licenziarlo.