Sabato 06 Settembre 2025 | 06:34

Taranto, truffe Inps e permessi di soggiorno. In 41 rischiano di finire a processo

 
ALESSANDRA CANNETIELLO

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ALESSANDRA CANNETIELLO

Taranto, truffe Inps e permessi di soggiorno. In 41 rischiano di finire a processo

A capo del gruppo due tarantini e un uomo del Mali. Con documentazione falsa ottenevano assegni di maternità, disoccupazione agricola e malattia

Sabato 07 Settembre 2024, 14:38

TARANTO - Assunzioni false di braccianti italiani ed extracomunitari che in cambio di denaro ottenevano i documenti necessari per incassare indennizzi dall’Inps o permessi di soggiorno.

Comincerà in autunno l’udienza preliminare nei confronti di 41 persone, tra questi 21 tarantini, imputate a vario titolo del reato di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, oltre che di falso e truffa aggravata ai danni dell’ente previdenziale.

Un raggiro che avrebbe consentito di percepire indebitamente 93mila euro per le prestazioni richieste dei finti dipendenti nel periodo tra il 2013 e il 2018: assegni di maternità, disoccupazione agricola e indennizzi per la malattia.

In cambio di questi contratti gli imputati italiani pagavano una somma di denaro variabile, a seconda del numero di giornate lavorative dichiarate e quindi dell’indennizzo intascato illegalmente. Non solo. Come detto per gli stranieri che si trovavano in Italia clandestinamente, l’organizzazione riusciva a favorire il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno: anche in questo caso per raggirare il sistema gli organizzatori pretendevano il pagamento di una cifra.

La presunta associazione a delinquere, emersa dall’inchiesta della Guardia di finanza di Taranto, coordinata all’epoca dal pubblico ministero Maria Grazia Anastasia, che avrebbe operato attraverso un’azienda agricola, la «Agricoltura e progresso sas» di Fragagnano.

A capo di questa organizzazione, secondo la procura ionica, Gaetano Benedetto, 79enne tarantino e Catia Maria Massaro, 58enne di Fragagnano. Insieme a loro, anche Idris Diarra, 50enne malese rappresentante legale dell’azienda agricola, Souleymane Mendu, 40enne della Costa d’Avorio e Antonia Maria Summa, 58enne di Maruggio.

Ai cinque viene contestato, appunto, il reato di falso, truffa aggravata e di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Il 79enne, per gli inquirenti, come amministratore di fatto dell’impresa costituita nel 2011, si era occupato di sottoscrivere i contratti di lavoro assieme a Diarra, per i finti braccianti, tenendo i contatti con loro e consegnando personalmente i documenti necessari.

A predisporre le buste paga e altre dichiarazioni utili ai lavoratori, le due tarantine: in particolare, la Massaro avrebbe inoltrato le pratiche a Inps, mentre la Summa si sarebbe occupata di preparare le richieste utili all’ottenimento dei lasciapassare per i cittadini stranieri.

È stato il sostituto procuratore Salvatore Colella, che ha ereditato il fascicolo dopo il trasferimento del pm Anastasia, a presentare la richiesta di rinvio a giudizio per i 41 imputati. Nel collegio difensivo, tra gli altri, anche gli avvocati Rosario Frascella, Daniela Lafratta, Adriano Minetola, Armando Pasanisi e Claudio Petrone.

Sarà ora compito del giudice per le udienze preliminari, Pompeo Carriere, decidere se prosciogliere gli imputati o se ci sono i presupposti per avviare un processo.

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