TARANTO - Potrebbero arrivare dall'autopsia e dall'analisi dei telefoni cellulari i primi elementi fondamentali nell’inchiesta aperta dalla procura di Taranto sulla morte di Michele De Toma, 30enne trovato cadavere sulla spiaggia di Pino di Lenne a pochi chilometri da Taranto nella mattinata del 15 agosto scorso. Il sostituto procuratore della Repubblica Francesco Sansobrino ha infatti disposto oltre all’esecuzione dell'autopsia sul corpo, anche il sequestro degli smartphone di tutti amici che erano in compagnia del giovane nelle ore precedenti al decesso.
Nessuno di loro, al momento, è iscritto nel registro degli indagati: l’acquisizione dei telefoni, poco meno di una decina di dispositivi, è una sorta di atto dovuto per la procura che intende ricostruire i momenti precedenti alla tragedia e comprendere le azioni compiute da chi si trovava in quei frangenti nello stesso luogo di Michele. In sostanza la procura vuole capire non solo le cause che hanno portato alla morte del 30enne, ma anche e soprattutto se vi siano state azioni e omissioni da parte degli amici che potrebbero aver contribuito al tragico epilogo. Qualcuno si era accorto che Michele stava male? A questa e a diverse altre domande stanno cercando di rispondere gli inquirenti con le indagini condotte dai carabinieri agli ordini del capitano Quintino Russo.
Dall'autopsia, eseguita nel pomeriggio di ieri dal medico legale Liliana Innamorato, arriverà i primi elementi sull’orario della morte e soprattutto sull’eventuale uso di sostanze che...