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Taranto, maltrattamenti ai bambini nella scuola dell’infanzia: si farà il processo d’appello

 
ALESSANDRA CANNETIELLO

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ALESSANDRA CANNETIELLO

Taranto, maltrattamenti ai bambini nella scuola dell’infanzia: si farà il processo d’appello

In primo grado la maestra condannata a 4 anni

Martedì 13 Agosto 2024, 13:08

TARANTO - Comincerà a novembre il processo d’appello per la maestra di una scuola dell’infanzia, condannata in primo grado a gennaio 2023 dal tribunale di Taranto, a 4 anni e 8 mesi con l’accusa di aver maltrattato i suoi alunni di età compresa tra i 2 e i 3 anni, durante le sue lezioni.

È stato il difensore, l’avvocato Egidio Albanese, a presentare ricorso dopo il deposito delle motivazioni della sentenza.

Per il legale da quelle riprese video, non emergerebbe «niente più che un normale quadro di vita scolastica in una classe di scuola materna: il vocio chiassoso e incessante di diciassette bambini, di età compresa tra i due anni e mezzo e i tre anni, tutti insieme nella stessa aula, che impegnano non poco la maestra cui sono affidati per cinque ore al giorno, per cinque giorni a settimana, con tutte le difficoltà del caso nel tenere un certo ordine e con le comprensibili perdite di pazienza». Insomma per l’avvocato Albanese la condotta della maestra non avrebbe mai trasceso nella violenza fisica nei confronti dei minori, ma si sarebbe limitata a qualche «scappellotto dati da dietro o sui vestiti» aggiungendo, inoltre, che l’imputata avrebbe «mostrato di essere brusca e severa, ma, guardando i filmati per intero e non per singoli fotogrammi di pochi minuti o addirittura secondi, si nota chiaramente che i suoi interventi non sono mai arbitrari o ingiusti» e non ci sono «punizioni corporali».

Nelle 74 pagine della sentenza di primo grado, invece, il giudice Anna Lucia Zaurito ha ritenuto solidi gli elementi presentati dal pm Vittoria Petronella, che ha coordinato le indagini della Squadra mobile, che per 40 giorni aveva piazzato delle telecamere nascoste nell’aula in cui la docente prestava servizio. Per il magistrato, infatti, da quei video sarebbe emerso un «quadro di rinnovate e sistematiche percosse e violenze, gravi strattonamenti e spintoni, atteggiamenti aggressivi, urla e grida rivolte da parte dell’imputata in danno dei bambini». Azioni che la donna non avrebbe modificato neppure «di fronte al senso di smarrimento e ai pianti sconsolati dei minori». O successivamente all’intervento di una docente che con lei gestiva la classe e che testimoniò a processo di aver tentato più volte di bloccare la collega e di averle chiesto spiegazioni di quei comportamenti. Durante la deposizione, la collega della donna, raccontò alcuni episodi: come quello di uno scolaro che spesso fuggiva dall’aula e che una volta, dopo essere corsa per riprenderlo, l’insegnante era tornata in classe accorgendosi di un altro bambino seduto su una sedia, a piangere con braccia e testa riverse dietro «come se non riuscisse a respirare».

Comportamenti confermati a processo anche dai genitori, che si erano costituiti parte civile attraverso gli avvocati Leonardo La Porta, Alessandro Scapati, Gianluca Sebastio, Maurizio Besio, Angelo Casa Guglielmo De Feis e Claudio Percolla.

La vicenda, come detto, in autunno sarà al vaglio della corte d’appello per il processo di secondo grado.

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