TARANTO - Finisce con l'assoluzione l’incubo per un professore di un liceo della provincia di Taranto, che era stato accusato di abuso di autorità e atti sessuali nei confronti di una sua studentessa minorenne. La sentenza di assoluzione è arrivata alcuni giorni fa, quando il giudice ha accolto la tesi dei legali del giovane docente.
L’inchiesta era partita dalla denuncia di un’allieva della scuola nel quale il professore insegnava, che lo accusava di aver cercato un contatto fisico intimo con lei, durante l’ora di lezione. La minorenne aveva raccontato di essere stata avvicinata dal professore mentre con un’altra compagna di classe controllava il calendario delle lezioni e, in quell’occasione, di aver subito un contatto intimo da parte del suo insegnante.
Spiegando la propria versione dei fatti, prima ai familiari e poi alla procura, la studentessa aveva sottolineato nelle sue descrizioni che a quel contatto, per cui il docente era stato portato a processo, avevano assistito alcuni suoi compagni di scuola, presenti durante l’episodio. L’insegnante era stato poi licenziato in seguito alla denuncia di abuso sessuale, perdendo il posto di lavoro, dopo che l’accusa di abusi era stata formalizzata.
Attraverso i suoi difensori, gli avvocati Raffaele Errico e Annalisa Lospinuso, il giovane docente aveva depositato una memoria difensiva raccontando una versione dei fatti completamente differente e nello spiegare le sue condizioni di disabilità psico-fisica (riconosciute con invalidità civile) aveva descritto anche il clima a lui ostile in classe: contrasti accesi durante le ore di lezione, aggressioni verbali per il metodo di insegnamento, per i voti assegnati e le modalità di verifica degli studenti.
Il professore, difendendosi dalla grave accusa di abuso sessuale su minore, si era soffermato su alcuni episodi, in particolare, nei quali evidenziava il clima di ostilità e aggressività generato dalle reazioni esasperate della stessa studentessa che, in una circostanza in particolare, gli aveva urlato contro per un voto basso assegnato a lei e ad un compagno di classe: «Mai in nessuna circostanza ho abusato dell’autorità conferita dal ruolo all’epoca ricoperto o strumentalizzato in qualche modo la stessa per costringere alcuno a compiere o subire atti sessuali (…) la maggior parte delle accuse mosse nei miei confronti sono proprio ed unicamente il frutto di un pregiudizio derivante dalla non accettazione della mia persona come docente e, principalmente, dalle mie difficoltà fisiche inevitabilmente tangibili ed infine rese ancor più insopportabili dalla diversità di opinioni sul metodo didattico da me utilizzato o dai miei criteri di valutazione».
Decisive, nell’assoluzione emessa dal Tribunale di Taranto, le incongruenze nella storia presentata dalla minorenne nei vari interrogatori: troppi i dettagli che non combaciavano con le versioni presentate dai compagni di classe interpellati dalla minore, come testimoni dell’accaduto al punto da convincere il giudice della piena innocenza del docente. Che, tuttavia, ora è senza un lavoro.