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Michele Riondino agli studenti dell’Aristosseno «Partite, ma poi ritornate a Taranto»

 
Michele Riondino agli studenti dell’Aristosseno «Partite, ma poi ritornate a Taranto»

L'attore e regista di «Palazzina Laf» a scuola per un dibattito nell’ambito delle attività di orientamento

Martedì 19 Marzo 2024, 13:52

«Partire, riflettere, prendere coscienza, tornare e agire. Questo è ciò che ha fatto l’attore e regista Michele Riondino per la sua terra, Taranto, nella produzione del film “Palazzina Laf”, realizzato per sensibilizzare e raccontare una storia vera, che pochi tra noi giovanissimi conoscevano». Andrea Schiano e Antonella Restano, studenti della 5 L del liceo Aristosseno hanno raccolto le loro emozioni sulla carta dopo l’incontro a scuola con Riondino. Il regista e attore è stato ospite del liceo Aristosseno nell’ambito delle attività di orientamento.

«Michele Riondino è stato un ragazzo proprio come noi - spiegano Andrea e Antonella -, che a 18 anni sognava di andar via da Taranto, consapevole che non aveva nulla da offrire ai giovani. Così, ha deciso di compiere quel passo e con in tasca una maturità tecnica, ha lasciato la sua città, “fuggendo a Roma”, perché, “soltanto allontanandosi, è possibile riflettere”. Abbiamo capito che solo quando siamo lontani dalla nostra casa riusciamo effettivamente a capire chi vogliamo essere nel mondo. E Riondino, cominciava a prendere coscienza che, forse, doveva tornare per salvare la nostra città. Cominciava a capire che con la sua arte avrebbe potuto raccontare una storia, il film “Palazzina Laf”, una tra le pagine più drammatiche della storia dell’ex stabilimento Ilva, l’acciaieria più grande d’Europa, per dar voce ad una città che vuole il cambiamento». Il racconto di Riondino ha portato i ragazzi in quel mondo, prima metà degli anni Novanta, facendo loro toccare con mano la sofferenza degli “emarginati” in quella palazzina. «È necessario parlare di diritti dei lavoratori e di un’intera comunità che è stata calpestata, che ha dovuto barattare la propria vita con il lavoro. E il lavoro è un diritto sancito dalla Costituzione, non un regalo».

«Ma Riondino - dicono ancora i due studenti della 5 L -, è consapevole che il futuro di Taranto non è l’acciaio, non lo è mai stato, perché accanto all’ex Ilva “non vi è nemmeno una fabbrica di forchette”. E mentre vede cancellare la scritta “l’Ilva ha ucciso mia madre” sui muri di cinta, azione che "acquisisce ancora più importanza dal momento in cui viene eliminata”, lui comprende che abbiamo gli strumenti per poter cambiare la nostra realtà. Il vociare dei ragazzi di Taranto dovrebbe essere ascoltato da tutte le Istituzioni, che dovrebbero impegnarsi a progettare il futuro ora, perché il rischio di una città senza giovani non è più soltanto un’ipotesi, ma a breve potrebbe diventare realtà. E Caterino ne è la metafora: alla fine del film inizia a capire di essere malato, senza lasciarci notizia della sua guarigione. Non sapremo mai se sarà destinato a salvarsi, proprio come Taranto».

L’attore, al termine dell’incontro, ha promesso ai ragazzi di tornare a parlare nella prossima assemblea degli studenti. E li ha salutati con un augurio: «partire, conoscere il mondo, studiare, fare esperienza, cogliere diverse opportunità. Per poi tornare e fare del nostro sapere il mezzo per migliorare la nostra terra».

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