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Taranto, per i disabili autonomi ma senza famiglia è nata la «Casa di Patty»

 
valentina castellaneta

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valentina castellaneta

Taranto, per i disabili autonomi ma senza famiglia è nata la «Casa di Patty»

L’appartamento in via Cagliari inaugurato dall’Anffas Taranto

Lunedì 18 Marzo 2024, 13:47

TARANTO - «L’obiettivo è fare in modo che queste persone con disabilità continuino a vivere nel proprio ambiente, evitando così che vadano in mega strutture dove diventano solo dei numeri, perdendo così dignità e supporto». Alessandro Basile è il presidente dell’Anfas di Taranto, associazione che venerdì scorso ha inaugurato «La Casa di Patty», il primo progetto di cohousing per disabili a Taranto e prende il nome da una dei primi associati.

Si tratta di un piccolo appartamento in via Cagliari, acquistato e sistemato dall’Anffas di Taranto con le proprie risorse: due camere da letto, una cucina abitabile, una sala comune e un bagno attrezzato per la disabilità. L’Anffas è la più grande associazione italiana ad occuparsi della disabilità intellettiva e la casa famiglia nasce sulla scia delle legge 112 del 2016, chiamata “dopo di noi”. In pratica sono “case alloggio” create per ospitare fino a quattro persone con disabilità intellettiva o disturbi del neuro sviluppo che hanno perso il supporto genitoriale: disabili con un minimo di autonomia quindi, che non hanno più i genitori o sono talmente anziani da non poterli più seguire. Ma non solo, nella struttura potranno anche alloggiare disabili che necessitino di un alloggio temporaneo.

«La legge - racconta Alessandro Basile - fu emanata proprio per agevolare queste persone sole, permettendo di rimanere nel loro territorio». La legge prevede anche che una famiglia che ha nel suo nucleo una persona con disabilità possa mettere a disposizione il proprio appartamento per ospitare, oltre al proprio congiunto, anche altre persone con le stesse patologie.

«La casa di Patty – dice Basile - è la prima sul territorio tarantino. Una città di 200mila abitanti che fino a ieri era sprovvista di una struttura del genere e noi speriamo non sia l’unica. Auspichiamo che l’amministrazione locale e le altre associazioni prendano esempio». Una struttura come questa ha dei costi di gestione: i disabili, nonostante siano autonomi, hanno bisogno di assistenza. Ed per questo che la bella casetta per ora resterà vuota. «L’assistenza 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno - spiega il presidente - rappresenta un esborso economico impegnativo. Servono figure professionali che rimangano a tempo pieno nella struttura, turni notturni e festivi, serve un ricambio di personale che garantisca continuità».

L’assessora ai Servizi Sociali Gabriella Ficocelli ha assicurato che il Comune metterà in atto diverse linee di intervento già presenti all’interno del Piano di Zona e delle misure regionali. «Noi ci siano – ha garantito Ficocelli – auspichiamo che il progetto vada avanti e si consolidi nel tempo».

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