Sabato 06 Settembre 2025 | 09:34

Ex Ilva, un’altra settimana di passione: senza i 320mln del prestito ponte non riparte ciclo produttivo

 
Maristella Massari

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Maristella Massari

Ex Ilva, un’altra settimana di passione: senza i 320mln del prestito ponte non riparte ciclo produttivo

C’è la necessità di approvvigionarsi presto di materie prime per far ripartire la produzione. Le navi ora sono ferme in porto

Domenica 10 Marzo 2024, 12:01

TARANTO - Manca il tempo e mancano i soldi. E non solo per pagare le fatture inevase alle imprese dell’indotto. La settimana che si apre non promette nulla di buono per l’ex Ilva di Taranto. Il governo, pur avendo incassato la disponibilità al prestito ponte di 320 milioni di euro, soldi necessari (ma quanto sufficienti?) a far ripartire lo stabilimento, deve accelerare su Bruxelles. Per sbloccare i fondi e rendere la cifra disponibile servirebbero 40 giorni. Nel frattempo c’è la necessità di approvvigionarsi di materie prime per far ripartire la produzione. Le navi che ora sono ferme devono caricare la merce e trasportarla a Taranto. Quanto ci vorrà prima di rimettere in marcia gli impianti nessuno - ad oggi - lo sa. Si fanno solo ipotesi. «Nel frattempo - ha spiegato il ministro delle Imprese Adolfo Urso - abbiamo svincolato parte delle risorse del patrimonio destinato alla manutenzione ai fini dell’ambientalizzazione degli impianti e abbiamo garantito un flusso di cassa con la moral suasion fatta nei confronti sia delle aziende fornitrici di materie prime che ci hanno assicurato che le forniranno con il pagamento differenziato - molte navi sono ferme al porto da settimane e non vengono scaricate - e nel contempo con le aziende clienti che hanno deciso di pagare in anticipo le fatture in scadenza. Quindi garantire la cassa e garantire comunque risorse necessarie attraverso il patrimonio destinato per la manutenzione immediata degli impianti e nel contempo attivazione subito delle procedure in merito al prestito ponte».

Nel frattempo le imprese dell’indotto ex Ilva, che a Taranto si occupano delle manutenzioni straordinarie e della sicurezza degli impianti, sono ferme dal 19 gennaio, poco meno di due mesi. Un tempo lunghissimo senza un traguardo, al momento, per il ciclo attivo. Le imprese hanno cominciato a portar via i mezzi dallo stabilimento. Con i cantieri fermi è inutile tenere inattive anche le macchine. L’indotto, che è ormai è in assemblea permanente, si sta organizzando per pianificare nuove iniziative. A gettare acqua sul fuoco della protesta che cova sotto la cenere c’è ancora Urso. «Tutti gli strumenti sono in campo e pensiamo ci possano essere soluzioni positive per quanto riguarda le filiere dell’indotto», ha detto in Liguria ieri dopo una visita agli impianti, interpellato proprio sulla cessione dei crediti per le aziende dell’indotto ex Ilva a margine di un incontro con istituzioni e sindacati nello stabilimento di Novi Ligure. «Con la diversa strumentazione messa in campo pensiamo che anche le aziende fornitrici potranno essere messe in sicurezza e con loro i lavoratori per i quali abbiamo previsto una integrazione straordinaria», ha aggiunto Urso. Per il ministro si potrà avviare entro l’estate la procedura pubblica con l’obiettivo entro la fine dell’anno, al massimo all’inizio del prossimo, di assegnare gli impianti dell’ex Ilva a chi avrà presentato il miglior progetto industriale per rilanciare i siti produttivi.

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