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Niente accordo tra Invitalia e ArcelorMittal, ex Ilva sempre più vicina all'amministrazione straordinaria

 
francesco casula

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francesco casula

«Tragedia sfiorata all'Acciaieria 2 dell'ex Ilva di Taranto»

L'ex Ilva di Taranto

Per Meroni, l'esperto nominato dal tribunale di Milano per gestire la “composizione negoziata”, non ci sono i presupposti per un accordo tra Invitalia e ArcelorMittal

Martedì 06 Febbraio 2024, 12:46

16:07

TARANTO - Alza bandiera bianca Cesare Giuseppe Meroni, l'esperto nominato dal tribunale di Milano per gestire la “composizione negoziata” di Acciaierie d'Italia: non ci sono i presupposti per trovare una soluzione tra Invitalia e ArcelorMittal e l'ex Ilva sembra ormai sempre più vicina all'amministrazione straordinaria.

Nelle 23 pagine depositate ieri al giudice, l'esperto ha bocciato il piano di risanamento presentato dall'Ad Lucia Morselli per evitare il commissariamento, Meroni ha posto l'accento su una serie di aspetti e tra questi ha evidenziato in diversi passaggi i rapporti pessimi che al momento esistono tra i due soci.

«Non è  ipotizzabile – scrive l'esperto - quanto meno nel brevissimo periodo, il raggiungimento di un accordo tra Invitalia e ArcelorMittal idoneo ad assicurare quel sostegno finanziario indispensabile a garantire la continuità aziendale». Manca insomma la serenità necessaria alle parti per poter lavorare insieme: quella «condizione naturale» la definisce l'esperto da cui derivano «tutte ed ognuna delle riflessioni in termini di fattibilità del piano».  Per Merone «pare difficile, infatti, ipotizzare che, in assenza di una compagine sociale coesa, AdI possa accedere alle ingenti (e urgenti) risorse finanziarie previste dal piano nonché poter continuare ad essere un primario partner industriale di società italiane ed europee». Le tensioni tra socio pubblico e privato, inoltre, si sono acuite nei giorni successivi al deposito del parere sull’inibitoria nei confronti di Invitalia: «il sottoscritto Esperto deve prendere atto che, da una parte, la posizione dei soci è rimasta sostanzialmente immutata«».

Il problema della «conflittualità tra i soci» è insomma uno dei gradi ostacoli, ma non l'unico. Anzi. In casa non ci sono soldi per fronte alle spese e gli incassi futuri appaiono incerti e non immediati.

«Se a ciò si aggiunge, da un lato, la comunicazione con cui Invitalia ha negato l’erogazione in tempi brevi dei finanziamenti previsti dal piano per il corrente mese di febbraio e, dall’altro, l’addebito in data odierna da parte di Unicredit della rata da 30 milioni di Euro, non pare allo scrivente che si possa giungere ad una conclusione diversa dalla sopravvenuta impraticabilità del percorso di risanamento posto a fondamento della domanda di accesso alla composizione negoziata». Con le casse vuote, insomma, la strada del risanamento concordato è impossibile da percorrere. E anche le altre ipotesi non appaiono sostenibili: non sussistono «le condizioni per l’elaborazione – nell’ambito del presente strumento – di un percorso alternativo che potrebbero in ipotesi giustificare l’adozione delle richieste misure protettive.

Infatti, la situazione finanziaria delineatasi a seguito delle circostanze apprese in questi ultimi giorni è tale per cui ben difficilmente pare potersi ipotizzare una soluzione della crisi diversa da quella rappresentata dall’urgente ricorso ad una procedura che apra il concorso tra i creditori».

La situazione, quindi,  è drammatica. «In definitiva – conclude Meroni - seppur il ricorso alla composizione negoziata avrebbe potuto consentire l’avvio di un percorso idoneo al risanamento purché accompagnato dal verificarsi di una serie di condizioni necessarie a tale scopo, sembra allo stato doversi prendere atto che le consultazioni intercorse con i principali attori presenti e futuri dell’ipotizzata ristrutturazione non abbiano dato l’esito sperato dalla Società ed anzi che gli unici atti formali compiuti negli ultimi giorni suggeriscano di ricorrere ad altri più incisivi strumenti previsti dall’ordinamento concorsuale».

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