TARANTO - Tutti in attesa del vescovo dopo la tempesta giudiziaria. A 48 ore dall’avviso di garanzia ricevuto dal presidente e direttore generale della Fondazione della Cittadella della Carità, Salvatore Sibilla, si rincorrono le voci delle dimissioni dello stesso presidente e di tutti i componenti del consiglio d’amministrazione, tuttavia non ancora rese ufficiali dalla Curia arcivescovile di Taranto. Nei confronti di Sibilla, in carica dal febbraio 2019, l’accusa del pubblico ministero Antonio Natale è di evasione fiscale perché «con più azioni consecutive di un medesimo disegno criminoso, nella sua qualità di rappresentante legale della Fondazione ‘Cittadella della Carità’, non versava entro i termini previsti per la presentazione annuale di sostituto d’imposta le ritenute dovute sulla base delle stesse dichiarazioni per gli anni d’imposta 2020 e 2021», per un importo ammontare complessivo di 1 milione e 700mila euro.
Sulla Cittadella grava un debito da oltre 20 milioni di euro, che ha accumulato nei confronti di diversi istituti di credito e altri creditori. A più riprese negli scorsi anni si sono avvicinati diversi gruppi del settore sanitario con la volontà di investire e rilevare le quote di maggioranza della Fondazione, operazione però più volte bocciata dall’ex vescovo di Taranto monsignor Filippo Santoro.
Alla luce di questo quadro finanziario allarmante e del vortice giudiziario che ha travolto il dg e presidente Sibilla, le organizzazioni sindacali provano a fare da megafono alle paure dei 160 lavoratori della struttura di Paolo VI. L’attesa è per l’incontro tra i sindacati e il vescovo di Taranto monsignor Ciro Miniero che ha spostato la data al 22 novembre, dopo averlo inizialmente previsto cinque giorni prima. «Noi attendiamo un confronto con sua eccellenza per capire se sono effettive le dimissioni del cda e come intenderà procedere - spiega la segretaria della Fp Cisl Flavia Ciracì -. Vogliamo avere delle risposte». Sull’avviso di garanzia ricevuto da Sibilla, la segretaria territoriale è eloquente: «È un amaro riscontro perché i nostri dubbi sulla conduzione dell’attuale management noi li avevamo già palesati - ricorda la segretaria territoriale della Fp Cisl - e da tempo denunciamo una situazione preoccupante. Oggi a questa preoccupazione se ne aggiunge un’altra, ovvero cosa succederà alla Cittadella della Carità». La segretaria Ciracì si aspetta delle risposte non solo dalla Curia: «A salvaguardia dei posti di lavoro ho chiesto l’intervento delle istituzioni e della politica, perché i lavoratori sono davvero in ansia e sono pronti a ogni forma di protesta. Dopo l’incontro con il vescovo Miniero decideremo quali azioni intraprendere».
Altrettanta preoccupazione emerge dal sindacato Fials: «Non ci aspettavamo un rinvio dell’incontro con il vescovo Ciro Miniero, bensì un anticipo - spiega il segretario Emiliano Messina -. Noi abbiamo la necessità di dare dare chiarezza e garanzie ai lavoratori della Cittadella. Alla lettera di rinvio ho chiesto comunque di essere sentiti per il 17 novembre, la data che era stata concordata vista la gravità del momento». Per ora quindi sembra tramontata l’ipotesi del fitto del ramo d’azienda che il dg Sibilla lo scorso 8 agosto aveva firmato con la società «Soave srl», creata ad hoc dall’avvocato Giuseppe Galeone, il legale della Cittadella e da Giovanni Gabellone, un suo socio. Lo stesso legale lo conferma alla Gazzetta: «Si doveva partire l’1 ottobre ma non è stato dato alcun cenno di riscontro per attuare il contratto. Al momento mi rimetto alla volontà del presidente Sibilla e del vescovo». Adesso la palla è nelle mani del vescovo Miniero, che il prossimo 22 novembre potrebbe rivelare le sue decisioni sul futuro della Cittadella della Carità. E del management.