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Bernabè: «C'è il rischio imminente di interruzione fornitura gas ad Acciaierie d'Italia»

 
Redazione online

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Taranto, l'ex Ilva allo Stato? Per gli ambientalisti non è la soluzione

«Serve un downpayment (caparra) di circa 100 milioni al fornitore, ma la società non è in grado di farlo»

Martedì 17 Ottobre 2023, 14:43

15:19

«C'è il rischio imminente di un’interruzione della fornitura di gas ad Acciaierie d’Italia. Serve un downpayment (caparra, ndr) di circa 100 milioni al fornitore. Questo pagamento la società non è in grado di farlo». Così il presidente di Acciaierie d’Italia, Franco Bernabè, in audizione presso la commissione Attività produttive della Camera, spiegando che «il servizio di fornitura del gas in regimi di default di cui Accierie beneficia in questo periodo è destinato a concludersi a brevissimo. Sarà sostituito da una fornitura commerciale che la situazione finanziaria dell’azienda rende estremamente difficile».

«Il governo sta cercando di creare le condizioni per un rilancio della società, attraverso un ruolo strategico del partner privato, ma è necessario che i tempi nei quali questo disegno viene realizzato siano compatibili con l'urgenza degli interventi che la situazione finanziaria della società impone, non abbiamo più tempo».
Così il presidente di Acciaierie d’Italia, Franco Bernabè, in audizione presso la commissione Attività produttive della Camera.
«Bene fa il ministro Fitto a ingaggiare questa trattativa per avere finalmente visibilità sulle intenzioni di lungo periodo del socio Arcelor Mittal. Non ho elementi per poter dire se avrà successo, ma è un tentativo che andava fatto», tuttavia «la società ha problemi urgentissimi - ha sottolineato - che vanno affrontati immediatamente, destinandole i soldi che sono necessari a sopravvivere».
«Una società di questa complessità ha bisogno di un azionista che sia veramente presente, difendendola, sostenendola finanziariamente. Arcelor Mittal - ha spiegato Bernabè - lo faceva prima con il cash pooling del circolante, l’azionista pubblico lo ha fatto con l’erogazione di 680 milioni. Ma non è sufficiente. La società insiste su uno stabilimento gigantesco, che avrebbe potuto avere una capacità produttiva pari a quasi metà del fabbisogno di acciaio italiano e l’Italia ha bisogno di una quota di acciaio».

NIENTE CREDITO BANCARIO PER ACCIAIERIE

«Il quadro di sostegno e attenzione socio-pubblico per rendere realizzabile il piano di decarbonizzazione ha trovato un ostacolo nella difficoltà di Acciaierie ad accedere a forme di finanziamento di mercato. Avendo l’accordo tra gli azionisti una durata limitata la società ha una scadenza e il sistema bancario non affida ad Acciaierie d’Italia. Parliamo di una società che ha oltre 3 miliardi di fatturato con un fabbisogno di circolante minimo pari a circa 2 miliardi».

Così il presidente di Acciaierie d’Italia, Franco Bernabè, in audizione presso la commissione Attività produttive della Camera.
«Questa è una società che lavora senza finanziamento bancario con la cassa che viene generata nel ciclo di produzione. Se una società - ha proseguito - gestisce la produzione e il finanziamento del circolante con il giro di cassa autonomo, tale giro ogni volta perde un pezzo: la cassa va agli investimenti, ad altri fabbisogni, e non può essere utilizzata per comprare materie prime. Ogni giro di produzione riduce la produzione. Senza accesso al credito bancario la società si spegne per consunzione».

Anche le lavoratrici e i lavoratori dei servizi in appalto di pulizie civili e industriali e della ristorazione negli stabilimenti ex Ilva e dell’indotto di tutta Italia parteciperanno alla giornata di sciopero e alla mobilitazione del 20 ottobre indette dal coordinamento nazionale Fim Cisl Fiom Cgil e Uilm di Acciaierie d’Italia e dai sindacati di categoria degli appalti. A darne notizia i sindacati nazionali di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Uiltrasporti che in un volantino diffuso tra i lavoratori stigmatizzano le «condizioni di lavoro insostenibili» e «luoghi di lavoro insicuri», in assenza di "interventi concreti di rilancio e di risanamento ambientale». Sono oltre 20mila complessivamente gli addetti coinvolti dalla vertenza, di cui circa 2.000 riconducibili ai servizi in appalto. "La vertenza - spiega il volantino unitario - è ancora irrisolta dopo dieci anni e non si può più aspettare. Per il futuro delle Acciaierie Italia ex Ilva e per salvare migliaia di posti di lavoro è indispensabile cambiare rotta e gestione dell’intero gruppo, per realizzare un piano industriale ed ambientale concreto ed efficace».

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