TARANTO - Anche le aziende coinvolte nell’inchiesta sul traffico di gasolio agricolo finiscono a processo. Nei giorni scorsi il giudice Gianna Martino ha accolto la nuova richiesta di rinvio a giudizio del pubblico ministero Marzia Castiglia che ha coordinato l’inchiesta «Gipsy fuel» sulla vendita a costo bassi del gasolio destinato ai mezzi agricoli ad altri veicoli che nulla avevano a che fare con l’agricoltura. Poco dopo il blitz di giugno 2020, infatti, il magistrato inquirente chiese e ottenne il giudizio immediato nei confronti di alcuni degli imputati: nelle scorse settimane però il secondo filone della vicenda, che riguardava le imprese coinvolte, è finito sul tavolo del giudice per le udienze preliminare Martino che ha disposto l’avvio di un processo anche nei confronti delle imprese accusate della «legge 231» sulle responsabilità amministrativa delle aziende per i reati commessi dai propri dirigenti.
L’inchiesta madre ruota intorno a una presunta associazione a delinquere che secondo i finanzieri avrebbe accumulato milioni di euro sfruttando le accise e l’iva agevolate. A giugno 2020 furono 14 ordinanze di custodia cautelare eseguite dalle fiamme gialle. Le indagini portarono alla luce in particolare il ruolo di due persone: Antonio Tamburrino e Felice Pugliese, ritenuti capi e promotori del gruppo che attraverso distributori abusivi avevano messo in piedi negli anni un sistema di rifornimento abusivo che negli anni ha fruttato alcuni milioni di euro. Secondo quanto accertato dalla Guardia di finanza, il gruppo aveva distribuito i compiti tra i suoi membri: sotto le direttive di Tamburrino e Pugliese, c’erano altri imputati che collaboravano nella gestione diretta dell’organizzazione presenziando nei distributori abusivi oppure offrendosi come intestatari di fittizi di autorizzazioni all’uso del gasolio agricolo. Il sistema di agevolazioni, infatti, prevede che ogni azienda agricola, a seconda dei mezzi che utilizza per i diversi servizi, sia autorizzata ad acquistare una determinata quantità di gasolio per uso agricolo: gli imputati, per aggirare il sistema, utilizzavano secondo l’accusa le autorizzazioni di aziende reali all’insaputa dei titolari oppure quelle di attività che da tempo avevano chiuso l’esercizio. I distributori compiacenti erano invece riconducibili ad altri imputati avrebbero emesso fatture false pur sapendo che al di là di quanto era formalmente scritto sui documenti, quel gasolio sarebbe stato utilizzato in modo illecito.
L’indagine è partita dall’individuazione di un distributore abusivo di gasolio per uso agricolo situato nelle campagne di Laterza in località «Lago delle Rose». I finanzieri hanno così avviato una serie di accertamenti e con una telecamera sono riusciti a comprendere la portata degli affari. Tra il 26 giugno e il 17 luglio 2018, infatti, hanno appurato che gli imputati eseguivano, con cadenza quotidiana, gli scarichi di gasolio con mezzi propri presso il distributore abusivo gestito da Tamburrino e Pugliese. Una tesi che tuttavia il collegio difensivo, composto tra gli altri dagli avvocati Gianluca Nardulli, Raffaele Errico, Rosario Orlando, Gianluca Mongelli, Giuseppe Passarelli e Adriano Minetola, ha contestato: ora la battaglia legale si sposta quindi dinanzi a un collegio di magistrati che dovrà valutare le eventuali responsabilità degli imputati.