TARANTO - Sono accusate di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione due tarantine, di 30 e 31 anni, dopo il coinvolgimento in un’inchiesta su tre centri a luci rosse in diverse zone di Taranto.
Il sostituto procuratore della Repubblica Antonio Natale, nei giorni scorsi, ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti delle due donne al termine delle indagini condotte dagli agenti della Squadra mobile di Taranto.
Secondo quanto ricostruito dai poliziotti, infatti, le due gestivano un centro massaggi denominato «Harmony Srls» nel capoluogo ionico che ha avuto sede inizialmente in un appartamento di viale Virgilio poi in via Buccari e in ultimo in via Veneto: i continui spostamenti, avvenuti nell’arco di tempo compreso tra marzo 2020 e maggio 2021, erano la conseguenza di lamentele e denunce arrivate dai vicini che nel giro di poche settimane dall’avvio di ciascuna attività, avendo notato l’anomalo andirivieni di diversi sconosciuti, avevano compreso che in quei locali accadeva qualcosa di poco chiaro e avevano inviato segnalazioni alle forze dell’ordine. Le attività investigative hanno permesso di accertare che le due imputate «controllavano. dirigevano e amministravano - si legge negli atti dell’inchiesta - appuntamenti e prestazioni di ragazze per esercitare l'attività di prostituzione».
Le indagini hanno inoltre appurato che tutta l’attività veniva pubblicizzato attraverso una piattaforma online denominata «Il tocco della dea» su una «bacheca annunci massaggi»: sulla rete, insomma, venivano pubblicati annunci in cui si indicavano le prestazioni di «massaggi rilassanti» operati dalle ragazze, ma a completare l’offerta c’erano «foto di donne seminude a sfondo - scrive il pubblico ministero Antonio Natale - palesemente sessuale». Infine a confermare la natura del centro c’era il dettaglio che le operatrici «si alternavano settimanalmente». Non solo.
Anche durante le limitazioni imposte dalle misure di contrasto alla pandemia da Covid-19, il centro continuava a svolgere regolarmente la sua attività. Tra le numerose telefonate intercettate, infatti, ne spuntano alcune in cui le donne spiegano ai clienti di compilare un’autocertificazione e indicare, in caso di controllo dlle forze dell’ordine, come meta ufficiale un famoso esercizio commerciale nei pressi del centro.
Gli investigatori, nelle carte dell’inchiesta spiegano che le due donne «gestiscono una vera e propria casa di prostituzione» infatti ognuna «consiglia al cliente le varie ragazze disponibili, descrivendole nel loro aspetto fisico soprattutto delle zone erogene». Non solo. In alcune telefonate l’uomo chiede di poterle vedere prima e di poterle scegliere, ma una delle due imputate lo avvisa che sarà lei ad indicare la ragazza e non potrà sceglierla perché la circostanza «è poco corretta». E contro i clienti che tentavano di invitare le operatrici in luoghi privati, lontani, dal centro, si scatenava l’ira: «Se tu vuoi incontrare le ragazze - url una delle imputate ignara di essere ascoltata dai poliziotti - e ti permetti di chiamare su questo numero devi venire a pagare centoventi euro se no te ne stai a fanculo al paese tuo, compreso l'italiano?».
L’intera offerta del centro a luci rosse faceva inoltre riferimento a due numeri di cellulare che erano intestati proprio alle due ragazze finite sotto accusa. Un elemento che ha permesso ai poliziotti di chiudere velocemente il cerchio intorno alle tarantine che ora rischiano di finire a processo.
Sarà infatti il giudice per le udienze preliminari Fulvia Misserini a dover valutare la richiesta di rinvio a giudizio del pm Natale: il magistrato dovrà valutare se ci sono elementi sufficienti per avviare un processo oppure disporre il proscioglimento dalle accuse.