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Ex Ilva, i lavoratori della Lacaita senza più ammortizzatori sociali

 
Giacomo Rizzo

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Giacomo Rizzo

Ex Ilva, i lavoratori della Lacaita senza più ammortizzatori sociali

L'ex Ilva di Taranto

Ieri sit-in davanti ai cancelli dell’azienda di torricella. Si sollecita la cassa integrazione straordinaria

Martedì 06 Giugno 2023, 12:34

TARANTO - Sit-in, davanti ai cancelli dell’azienda, ieri, dei lavoratori dell’azienda Pietro Lacaita di Torricella dell’appalto ex Ilva (soggetta a procedura di concordato) che sono ufficialmente senza copertura degli ammortizzatori sociali. L’iniziativa di protesta è stata organizzata da Fim, Fiom e Uilm, che ora rivolgono un appello alla società, alle istituzioni e alla task force regionale per l’occupazione a spingere per la concessione della cassa integrazione straordinaria. La vertenza coinvolge una quarantina di lavoratori. Alla fine di maggio del 2022, dopo settimane caratterizzate da diverse manifestazioni di lotta per i ritardi nei pagamenti delle retribuzioni a causa del mancato ristoro delle fatture da parte di Acciaierie d’Italia, i sindacati trovarono l’accordo per la cassa integrazione per crisi aziendale per un anno e la riduzione degli esuberi.

«Questi lavoratori – sottolinea Pietro Cantoro della Fim Cisl – hanno già attraversato un percorso abbastanza turbolento e tortuoso rispetto alla garanzia dei redditi. Sono stati esauriti tutti gli strumenti ordinari di cassa integrazione. Non hanno più copertura anche per una tardiva pressione, a nostro modo di vedere, da parte dell’azienda nei confronti delle istituzioni rispetto a un’accelerazione delle procedure e avere la possibilità di strumenti alternativi. Noi avevamo suggerito la cassa integrazione straordinaria per crisi d’area complessa. Allo stato i lavoratori sono privi di ammortizzatori sociali e l’azienda non è più nelle condizioni di garantire una continuità occupazionale per la carenza di commesse. Siamo di fronte a una bomba sociale».

Solo «una manciata di dipendenti, rispetto a una forza lavoro di 78 unità, è impiegata per residui di ordini – fa sapere Cantoro – all’interno del Siderurgico, nella raffineria Eni o in Arsenale. Ma si tratta di un numero esiguo. Il 29 maggio abbiamo allertato il ministro Urso e la situazione dell’indotto chiaramente è legata alle prospettive dello stabilimento e quindi alla vertenza-madre di Acciaierie d’Italia».

La Fim Cisl annuncia di aver chiesto già per la giornata di oggi un incontro «all’azienda, che – conclude Cantoro – dovrebbe farsi carico dei lavoratori in attesa di una soluzione. Parallelamente spingeremo per la convocazione di un tavolo presso la task force regionale per l’occupazione allo scopo di ricercare soluzioni praticabili. Non permetteremo mai che a pagare il prezzo di questa complicata vicenda sia sempre la parte più debole, i lavoratori».

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