TARANTO - Fotografo ritrattista e documentarista, Sam Gregg, nato a Londra nel 1990, cerca la verità e bellezza nelle sue fotografie. Lui è uno degli ospiti delle residenze d’artista del progetto Artlab Eyeland - l’isola delle arti, promosso e organizzato da PhEST - associazione culturale che realizza il Festival Internazionale di fotografia e arte a Monopoli - con il sostegno del Comune di Taranto, attraverso il Piano di rigenerazione sociale per l’area di crisi di Taranto. L’evento è stato inaugurato ieri a Palazzo De Notaristefani e proseguirà fino al 31 luglio. «Non voglio parlare di Napoli, ma con Taranto ho trovato molte somiglianze - racconta Gregg - come l’ospitalità e le fantastiche potenzialità. È come quando ho messo piede a Napoli 10 anni fa, oggi posso vedere che fra qualche anno Taranto potrà diventare una destinazione molto popolare. Tutti conoscono la città per l’Ilva, non ci sono aeroporti, se non a Bari e Brindisi e questa può essere una complicazione. A me piace tutto quello che riguarda la bellissima e decadente architettura della Città vecchia, trovo bellezza in questa sorta di decadenza». Il fotografo spiega di essere arrivato senza alcuna sorta di pregiudizio e di esserne rimasto stupito dalla bellezza, nonostante le informazioni sull’acciaieria.
Non è però riuscito a vivere Taranto come avrebbe voluto: è arrivato in città a maggio, dopo aver lavorato per British Vogue, durante l’incoronazione di Re Carlo. Poi è dovuto andare a Napoli, città con cui ha un rapporto strettissimo, per un servizio fotografico sullo scudetto. Finalmente è riuscito a dedicarsi come avrebbe voluto al progetto di Eyeland, con un lavoro in residenza sugli abitanti della Città vecchia che sarà allestito sulle palazzine dell’isola e un laboratorio di fotografia rivolto ai giovani tarantini, i cui lavori finali vengono esposti durante Artlab Eyeland.
«Il workshop - svela il fotografo - è stato straordinario. Vengo da un’esperienza di insegnamento, per molto tempo ho insegnato inglese a Napoli. Tenere un workshop qui è stato molto naturale per me». I ragazzi che hanno partecipato al suo laboratorio avevano età diverse, dagli 8-9 anni ai 17. «Chi mi ha impressionato di più - precisa - sono stati i bambini, ho lavorato con ragazzini che venivano da situazioni difficili che mi hanno impressionato con la loro curiosità. Qualche volta come documentarista hai la sensazione che ti venga fatto un regalo quando vai a fotografare un luogo, perché prendi dalla cultura. Per me i workshop sono un modo per per ridare qualcosa ai luoghi che ho fotografato».
Il progetto, che in queste settimane ha già coinvolto i tarantini in diverse iniziative, vuole raccontare la rinascita di Taranto attraverso varie forme di espressione artistica proposte ai visitatori e ai cittadini in forma partecipata e collaborativa.
Con Artlab Eyeland la Città vecchia diventa così l’isola delle arti, un organismo vivo che per i prossimi mesi si lascerà trasformare da artisti nazionali e internazionali e dagli abitanti del borgo antico in una sorta di laboratorio permanente, sotto la direzione artistica di Giovanni Troilo, la curatela fotografica di Arianna Rinaldo e Rica Cerbarano, e Roberto Lacarbonara per l’arte contemporanea. Ieri sera l’apertura con il DJ set di Alex Palmieri, che sarà il protagonista - dal 28 giugno al 14 luglio - di un laboratorio di produzione musicale, durante il quale i partecipanti impareranno attivamente a raccontare la città e a promuovere la sua bellezza per mezzo di registrazioni ambientali; i presenti potranno produrre una traccia musicale scritta con i suoni della Città vecchia. Il corso di Alex Palmieri sarà quindi orientato all’ascolto come visione e comprensione di un luogo abitato dalle anime che lo vivono e come unico senso per esplorare la città.