Martedì 30 Dicembre 2025 | 17:45

Il «cimitero» dei distributori, scatta il sequestro a Faggiano

Il «cimitero» dei distributori, scatta il sequestro a Faggiano

 
francesco casula

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francesco casula

Il «cimitero» dei distributori, scatta il sequestro a Faggiano

Una discarica abusiva con varie di parti dei dispositivi automatici

Martedì 30 Dicembre 2025, 16:09

Parti di distributori automatici accatastati in un piazzale e poi dispositivi in plastica e materiale elettronico dato alle fiamme senza alcuna autorizzazione. E poi ancora monitor, fusti con oli esausti, rifiuti plastici, pneumatici fuori uso, latte di vernice, sacchi contenenti materiali vari, due taniche di impermeabilizzante liquido, pedane in legno, polistirolo, paraurti e neon. Una vera e propria discarica all’interno del cortile di una azienda nella zona industriale di Faggiano. È la scoperta fatta dagli investigatori della Capitaneria di Porto che ieri mattina hanno sequestrato quattro aree riconducibili a due società e notificato gli avviso di garanzia a due amministratori.

Le accuse mosse dal sostituto procuratore Mariano Buccoliero che, ha coordinato le attività dei militari della sezione di Polizia giudiziaria della Guardia Costiera, vanno dall'abbandono incontrollato alla gestione di rifiuti anche pericolosi fino alla combustione illecita.

Le attività sono partite il 2 dicembre scorso quando gli investigatori hanno effettuato il primo accesso nell'area e chiesto spiegazioni di quella quantità di materiale: l'amministratrice della società non ha saputo fornire alcune spiegazione, ma dalle sue parole i militari hanno compreso che si trattava di pezzi dei distributori automatici (per cibi o bevande) che sostanzialmente venivano disassemblati e i pezzi da smaltire venivano accatastati in attesa dello smaltimento. I pezzi buoni dei dispositivi venivano invece sistemati in un'area insieme ai distributori ancora imballati. A far scattare gli accertamenti, però, sono stati anche i grandi quantitativi di rifiuti di diversa natura trovati nell'area dell'impresa che si trova accanto alla prima: un'azienda di natura differente, ma amministrato dal fratello della donna. Alle domande degli investigatori, come emerge dal decreto di sequestro preventivo firmato dal gip Francesco Maccagnano, non sono stati in grado di fornire risposte chiare sulla provenienza dei rifiuti: nel provvedimento il magistrato ha spiegato la società «Jonica distributori srl» ha evidentemente svolto «anche un’illecita attività di smaltimento di taluni rifiuti: non può spiegarsi diversamente, infatti, la circostanza che quasi tutti i distributori dismessi presenti fossero privi di compressori refrigeranti» e sul posto sia stato «rinvenuto solo uno di tali oggetti, accatastato promiscuamente insieme ad altri rifiuti». A questo si aggiungono le tracce dei roghi appiccati all'interno dell'area per distruggere alcuni rifiuti ed evitare quindi le ingenti spese di smaltimento a danno dell'ambiente e della salute a causa dei fumi e delle sostanze sprigionate nell'aria da quella combustione.

Il provvedimento è stato notificato anche ai difensori dei due indagati, gli avvocati Andrea Albanese e Silvana Caramia, che nelle prossime ore dovranno decidere se ricorrere al tribunale del riesame per ottenere la revoca del sequestro.

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