TARANTO - I rifiuti per i dragaggi del Molo San Cataldo di Taranto sono stati tombati in una vecchia cava abbandonata invece di essere smaltiti secondo quanto prevede la legge. È l’accusa mossa dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce che questa mattina ha notificato un decreto di sequestro da 1 milione di euro nei confronti di tre società: «Rcm Costruzioni», «Parascandolo» e della «Sia».
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori della Capitaneria di Porto, guidati dal capitano di vascello Rosario Meo e coordinati dal pubblico ministero Milto De Nozza: la prima società produceva i rifiuti dagli scavi nelle acque dinanzi al molo San Cataldo, la seconda li trasportava, la terza li smaltiva. Nelle carte dell’inchiesta in possesso della Gazzetta si legge che «si è trattato di rifiuti misti, senza alcuna verifica a monte, prodotti, trasportati e smaltiti in modo selvaggio, mescolando rifiuti speciali, terre e rocce di scavo, materiali da demolizione e persino plastiche, al solo fine di tombare in una vecchia cava abbandonata tale materiale per abbattere i costi che il corretto smaltimento avrebbe significato».
Il gip di Lecce, il sequestro preventivo di circa 1 milione e 200mila euro nei confronti delle tre società: sono invece 10, tra persone fisiche e aziende, i nomi finiti del registro degli indagati con l’accusa di traffico illecito di rifiuti.