TARANTO - Undici cittadini, tra cui un bambino, sfidano Acciaierie d’Italia. Il tribunale di Milano, sezione specializzata in materia d’impresa, si è riservato la decisione sull'azione inibitoria collettiva promossa contro la grande fabbrica, a tutela della salute, della salubrità ambientale e del clima, dall'associazione «Genitori Tarantini Ets». Gli avvocati Maurizio Rizzo Striano e Ascanio Amenduni, per conto dei ricorrenti, hanno proposto, ai sensi dell’art. 840 sexies decies codice procedura civile, anche in via propedeutica alla class action risarcitoria, un giudizio di inibitoria chiedendo, «in via principale, al fine di prevenire l’aggravarsi dei danni, la chiusura dell'area a caldo». In via subordinata, nel caso in cui la richiesta della chiusura non venisse accolta, si chiede al giudice «di imporre il rispetto del diritto al clima, ordinando uno stringente piano di abbattimento delle emissioni dei gas ad effetto serra di cui gli impianti dell'Ilva - si afferma - sono i maggiori diffusori in Italia».
Il movimento di genitori ha accettato di intraprendere una battaglia legale impervia. «Ora la decisione passa al giudice - commentano gli attivisti dell’associazione al ritorno dall'udienza milanese - e noi tarantini dobbiamo aspettare, ancora, come se questo tempo potesse fermare l'aria che respiriamo. "Loro" non la respirano. Confidiamo nella giustizia, perché la legge deve essere uguale per tutti».
La causa si svolge a mille chilometri di distanza. Ma gli autori dell’azione inibitoria, compreso il piccolo Andrea, hanno voluto essere presenti al completo. «Il tribunale - raccontano i rappresentanti dell’associazione - era immenso e tanti gli avvocati a difendere la fabbrica che ci sta avvelenando, come se fosse niente, ma così é. Dal canto nostro, due avvocati coraggiosi ed intrepidi, e i cuori dei tarantini che battevano forte, che dovevano soffocare quei battiti e le parole disperate che ognuno di noi avrebbe voluto dire, quando hanno iniziato a parlare gli avvocati di Acciaierie d'Italia e Ilva spa. I nostri legali sono stati fieri, hanno detto la verità, indissolubile verità, supportati da fonti certe, da un’incontrovertibile ragione».
La richiesta dell'azione inibitoria contro Acciaierie d’Italia Holding spa, Acciaierie d’Italia spa e contro Ilva spa, consentita dalla riforma della class action, è stata presentata allo scopo «di ottenere - puntualizzano i ricorrenti - la cessazione delle loro condotte che provocano danni ingiusti ai residenti, per la lesione del diritto alla salute e del diritto al tranquillo svolgimento della vita familiare causati dall’inquinamento da parte di impianti tuttora non rispettosi delle norme di qualità ambientali».
La causa è stata promossa da Cinzia Zaninelli, Massimo Castellana, Aurelio Rebuzzi, Salvatore Magnotta, Emilia Albano, Giuseppe D’Aloia, Antonella Coronese, Serena Battista, Giuseppe Roberto, Simona Peluso e da suo figlio Andrea, affetto da una malattia rarissima, la mutazione del gene Sox4, uno dei soli otto casi al mondo.
Il Tribunale, ha sottolineato l'avvocato Rizzo Striano, dovrà valutare «la risoluzione dell’Onu, trattati internazionali, direttive e regolamenti europei, leggi nazionali che sono un pasticcio, provvedimenti della pubblica amministrazione, sentenze delle Corti Europee e quelle della magistratura italiana. Il verdetto arriverà prima di un anno dal deposito del ricorso è già questo è un fatto positivo. C’è da sperare che il Collegio, a costo di trascurare il suo lavoro ordinario, si dedichi con impegno a motivare la sua decisione».