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Ex Ilva, la Cassazione conferma il risarcimento per le case deprezzate

 
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Taranto, in quartiere Tamburi agenti inquinanti più alti rispetto al 2018

foto di repertorio

I «ribelli del Tamburi» hanno vinto la loro battaglia. Riceveranno una indennità pari al 20 per cento del valore dell'immobile

Martedì 06 Luglio 2021, 13:11

Taranto - I «ribelli dei Tamburi» hanno vinto la loro battaglia. La Terza sezione della Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell’Ilva in Amministrazione straordinaria e confermato la legittimità delle sentenze del Tribunale e della Corte d’Appello di Taranto, che avevano riconosciuto il diritto al risarcimento per il «ridotto godimento dei propri immobili» ad un gruppo di cittadini proprietari degli appartamenti di una palazzina di Via De Vincentiis del quartiere Tamburi, difesi dall’avvocato Massimo Moretti.
Tra le persone che dovranno essere risarcite c'è un operaio dell’Ilva in pensione, Salvatore De Giorgio, che viveva a circa 200 metri dai parchi minerali del Siderurgico e poi ha dovette lasciare l’immobile per trasferirsi a Lizzano.
L’Ilva già in primo e secondo grado era stata condannata al risarcimento del danno relativo alla «compressione del diritto di proprietà come diritto a godere in modo pieno ed esclusivo di un bene determinata dalla continuativa esposizione degli immobili degli attori al fenomeno immissivo», quantificato, in via equitativa,  al 20% del valore degli immobili al momento della domanda, con importi compresi tra i 12 e i 16mila euro ad appartamento.
La vicenda si conclude, precisa Moretti, «dopo 15 anni di battaglia giudiziaria, iniziata con la prima lettera di messa in mora del 2006. Questa sentenza consente ai "ribelli" di tirare un respiro di sollievo poiché non saranno tenuti a restituire quanto riuscirono ad incassare dopo la sentenza del 2014, poche settimane prima che Ilva fosse ammessa alla procedura concorsuale». «Purtroppo però, la sentenza - conclude il legale - non aiuterà i cittadini di Taranto attivatisi successivamente alla sentenza del Tribunale del 2014, o che comunque alla data di gennaio 2015 non abbiano ottenuto il pagamento, ad ottenere il risarcimento a cui avrebbero diritto. Come è noto, infatti, la procedura concorsuale non pagherà questi crediti risarcitori, per insufficienza dei fondi disponibili».

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