TARANTO - «Penso che l’azienda stia ormai producendo al minimo storico e questo non è un fatto derivante solo dalle condizioni di mercato o dalla pandemia, ma da un generale scadimento del suo interesse per le sorti del polo di Taranto». Il pensiero del sindaco Rinaldo Melucci sulle ultime travagliate ore sotto le ciminiere dell’Ilva non si presta a fraintendimenti.
«Prepotenza? Intimidazione? Ricatto? ArcelorMittal - evidentemente garantito da decreti e contratti, i cui termini sono noti del tutto solo al governo (per il tramite di commissari e Invitalia) - sa di avere - dice il primo cittadino alla Gazzetta - una posizione di forza nei confronti del Paese. Ma non ha fatto i conti con la forza e la volontà dei tarantini. E credo stia sottovalutando anche il valore della magistratura italiana e la direzione delle politiche europee sull'acciaio. Mi chiedo cosa succederà in Borsa alle azioni di ArcelorMittal quando, col persistere di questo atteggiamento di chiusura, aumenterà inevitabilmente la percezione di un acciaio insanguinato».
La situazione di sofferenza dei lavoratori e delle imprese dell’indotto si sta acuendo sempre di più: che fare? «La vertenza sindacale è solo uno dei problemi che abbiamo da affrontare, e non aiuta l'ostracismo che una parte del sindacato nutre nei confronti degli enti locali e degli interessi di mezzo milione di cittadini. C’è bisogno, al punto in cui siamo, di chiarezza e onestà verso i lavoratori. La transizione ecologica può e deve farsi carico sul tavolo dell'accordo di programma del futuro di tutti, ma la favola della piena occupazione dentro a quell'inferno novecentesco non regge più. Sono certo che il Ministro Orlando voglia sbrogliare questa matassa drammatica, che rischia di aggiungere alla catastrofe ambientale e sanitaria. Quello stabilimento oggi non garantisce sicurezza e salute. Ho trovato il ministro Giorgetti sensibile e concreto, adesso attendo la sua convocazione e di capire se con i fondi del Recovery Plan questo Paese voglia davvero voltare pagina. Non possiamo certo fare peggio di Arcuri, che in autunno ha liquidato con due righe il grido di aiuto della città».
Il premier Draghi ha affidato al ministro Carfagna il coordinamento del Cis di Taranto: cosa ne pensa? «Il tavolo del Cis di Taranto, dall'atto del mio insediamento nel 2017, è stato finalmente riempito di contenuti amministrativi e progettuali. Alla ministra Carfagna riconosciamo competenza e equilibrio. Il Cis oggi non ha bisogno di gendarmi, ha ben programmato tutti i filoni di spesa, almeno per parte del Comune di Taranto. Il tavolo adesso ha bisogno di dare una accelerazione definitiva alla fase esecutiva dei progetti e una semplificazione normativa a certi temi complessi. Avevamo riposto molta fiducia nel precedente Governo, ora bisogna passare dalle intenzioni ai fatti. A ben guardare, non servono nemmeno tante nuove risorse, serve essere coerenti con la transizione ecologica, economica ed energetica trasferita nel piano strategico comunale Ecosistema Taranto e in quello regionale Taranto Futuro Prossimo. Confido in una convocazione urgente della ministra perché il tempo stringe per le coperture finanziarie promesse da diversi Governi sui Giochi del Mediterraneo».