TARANTO - I pm del pool per i reati ambientali della Procura di Taranto hanno chiesto 28 e 25 anni di reclusione per Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell’Ilva, tra i 47 imputati (44 persone e tre società) nel processo chiamato Ambiente Svenduto sull'inquinamento ambientale prodotto dallo stabilimento siderurgico.
Sono accusati di concorso in associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari, alla omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro.
5 ANNI PER NICHI VENDOLA - Cinque anni di reclusione sono stati chiesti dalla pubblica accusa per l’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola nell’ambito del processo chiamato Ambiente Svenduto per il presunto disastro ambientale negli anni di gestione della famiglia Riva.
Vendola è accusato di concussione aggravata in concorso, in quanto, secondo la tesi degli inquirenti, avrebbe esercitato pressioni sull'allora
direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, per far «ammorbidire» la posizione della stessa Agenzia nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall’Ilva.
«Sono sereno, nonostante la delusione che provo per la richiesta dell’accusa.» Lo afferma Nichi Vendola dopo la richiesta dei Pm al processo di Taranto.
«Sono sereno - prosegue l’ex presidente della Regione Puglia - perché ho sempre operato nel rispetto della legge. Sono sereno e con serenità attendo la sentenza. Credo fermamente - conclude Vendola - che la giustizia non possa essere nemica della verità».
4 ANNI PER EX PRESIDENTE PROVINCIA - La pubblica accusa del processo Ambiente Svenduto per il presunto disastro ambientale causato dall’Ilva negli anni di gestione della famiglia Riva ha chiesto 4 anni di reclusione per l’ex presidente della Provincia Gianni Florido, che risponde di una tentata concussione e di una concussione consumata, reati che avrebbe commesso in concorso con l’ex assessore provinciale all’ambiente Michele Conserva e con l’ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva Girolamo Archinà.
Nel capo di imputazione si sostiene che gli imputati avrebbero indotto un dirigente ad assumere un atteggiamento di generale favore nei confronti dell’Ilva e in particolare a sottoscrivere la determina di autorizzazione all’esercizio della discarica per rifiuti speciali in area «Mater Gratiae» pur non ricorrendone le condizioni di legge. Il pm Mariano Buccoliero ha poi chiesto il non doversi procedere per avvenuta prescrizione del reato per l’ex sindaco di Taranto Ippazio Stefàno, a cui era contestato l’abuso d’ufficio in quanto, secondo l’accusa, pur essendo a conoscenza delle criticità ambientali e sanitarie causate dall’Ilva, non avrebbe adottato provvedimenti per tutelare la popolazione.
LE ALTRE RICHIESTE - Il pm Mariano Buccoliero ha chiesto 28 anni di carcere nel processo per il presunto disastro ambientale causato dall’Ilva nei confronti dell’ex responsabile delle relazione istituzionali Girolamo Archinà e dell’ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso.
Sollecitata inoltre la confisca degli impianti dell’area a caldo che furono sottoposti a sequestro il 26 luglio 2012. Chiesti 20 anni per il dirigente Adolfo Buffo e per cinque imputati (Lafranco Legnani, Alfredo Ceriani, Giovanni Rebaioli, Agostino Pastorino e Enrico Bessone) che avevano il ruolo di 'fiduciarì aziendali, cioè un gruppo di persone non alle dipendenze dirette dell’Ilva che però in fabbrica, secondo l’accusa, avrebbe costituito un 'governo-ombrà che prendeva ordini dalla famiglia Riva. La condanna a 17 anni è stata sollecitata per l’ex presidente di Ilva ed ex prefetto di Milano Bruno Ferrante, l’ex capo area parchi Marco Andelmi, l’ex capo area agglomerato Angelo Cavallo, l'ex capo area Cokerie Ivan Dimaggio, l’ex capo area altoforno Salvatore De Felice e l’ex capo area acciaieria 1 e 2 e capo area Grf Salvatore D’Alò e l’ex consulente della procura Lorenzo Liberti.
E’ di 7 anni la richiesta di condanna per l’avvocato Francesco Perli, legale dell’azienda. Quanto alle 3 società imputate, il pm hanno chiesto sanzione pecuniaria e interdizione di un anno per Ilva spa, commissariamento giudiziale di un anno per Riva Fire e e interdizione dell’attività di un anno per Riva Forni Elettrici.
CHIESTA TRASMISSIONE ATTI PER EX VESCOVO - La trasmissione degli atti alla procura per l’ipotesi di reato di falsa testimonianza è stata chiesta dal pm Mariano Buccoliero per cinque persone che hanno deposto nel processo Ambiente Svenduto per il presunto disastro causato dall’Ilva.
Tra queste c'è l’ex arcivescovo di Taranto Benigno Luigi Papa. E’ stata chiesta la trasmissione degli atti per calunnia, invece, nei confronti dell’imputato Ivan Di Maggio. Al termine della requisitoria dei magistrati del pool per i reati ambientali, il pm Buccoliero ha chiesto in tutto 35 condanne e il non doversi procedere per prescrizione per altri 9 imputati e sanzioni pecuniarie e misure interdittive per le tre società. E’ di 5 anni la richiesta di condanna per Antonio Colucci, ex capo area logistica operativa dell’Ilva (che rispondeva di omicidio colposo in relazione alla morte dell’operaio Claudio Marsella del 30 ottobre 2012), di 4 anni per l’ex assessore all’Ambiente della Provincia di Taranto Michele Conserva (accusa di concussione), e per il reato di favoreggiamento richiesta di un anno per l’ex direttore generale di Arpa Puglia, di 8 mesi per il direttore scientifico di Arpa Massimo Blonda, l’ex Dirigente del Settore Ecologia della Regione Puglia Antonello Antonicelli, l’allora capo di gabinetto di Vendola Francesco Manna, il direttore dell’area sviluppo economico Davide Pellegrino, l’ex assessore regionale e attuale segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, per l'assessore regionale Donato Pentassuglia.
Tra le richieste di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione ci sono i tecnici ministeriali Dario Ticali, presidente della commissione Aia rilasciata nel 2011, e Luigi Pelaggi ex capo della segreteria tecnica dell’ex ministro Stefania Prestigiacomo.