TARANTO - Si è risolto con un mancato accordo l’incontro di oggi tra ArcelorMittal e sindacati in merito alla proroga, dal 6 luglio e per 4 settimane, degli ammortizzatori sociali che interesserà un numero massimo di 8.153 dipendenti dello stabilimento di Taranto attraverso la Cassa integrazione con casuale Covid 19.
L’azienda oggi ha ribadito che andrà avanti ugualmente con la procedura in quanto la stessa «si rende necessaria per una caduta degli ordinativi a seguito della contrazione del mercato dell’acciaio scaturita dal post pandemia».
Fim, Fiom e Uilm spiegano in una nota di aver «avanzato delle richieste in merito all’integrazione salariale, alla diminuzione del personale coinvolto dalla Cigo ed a una rotazione equa dei lavoratori a parità di mansione».
«ArcelorMittal - sostengono i sindacati - ancora una volta ha preferito non entrare nel merito della cassa integrazione, a partire dal numero complessivo di lavoratori coinvolti dalla procedura dell’ammortizzatore sociale».
Attualmente, secondo quanto riferiscono le sigle metalmeccaniche, sono «circa 3.100 dipendenti diretti collocati in Cigo, mentre la presenza in fabbrica è di circa 3.800 lavoratori. Per quanto attiene il personale dell’indotto la presenza media si attesta intorno ai 2.200».
Dall’incontro di oggi con l’azienda è emerso che «sono state riavviate alcune attività Aia, nello specifico il trattamento acque di Afo-Laf-Cok, copertura nastri, rimozione amianto, antincendio, depolverazione doccia delle batterie 7-8-9 e copertura parco fossile».
Sempre questa mattina, Fim, Fiom e Uilm hanno incontrato la dirigenza dell’Inps di Taranto in merito alle denunce dei giorni scorsi «sull'utilizzo anomalo della cassa integrazione. Abbiamo fornito - precisano i coordinatori di fabbrica - ulteriori elementi di criticità che si sono presentati durante l’utilizzo dell’ammortizzatore sociale da parte di ArcelorMittal».