MANDURIA - Gianluigi Perrone, la sua compagna e la piccola Isabella Luna sono rientrati nella tarda serata di ieri a Manduria.
Grazie anche all’aiuto della Farnesina, il nucleo familiare è riuscito a lasciare Pechino nella serata di sabato. Inizialmente un paio di voli di compagnie diverse sono stati cancellati all’ultimo momento fra la delusione e la rabbia dei tanti viaggiatori in attesa. All’improvviso la comunicazione sperata: la compagnia aerea Etihad Airways ha deciso di far decollare un proprio aereo alla volta di Abu Dhabi, la capitale degli Emirati Arabi. Su questo volo ha trovato posto anche il nucleo familiare manduriano.
Da Abu Dhabi, quindi, i tre hanno raggiunto Roma intorno alle 13 di ieri con un altro volo. Dalla capitale, dopo i controlli del caso (nessuno dei tre accusava i sintomi del Coronavirus), la ripartenza, in auto, alla volta di Manduria, dove, nella tarda serata di ieri, hanno potuto riabbracciare i familiari.
È terminata così l’odissea di Gianluigi, della sua compagna e della loro figlioletta di tre mesi. Fortunatamente, nonostante il blocco dei voli, i tre sono riusciti a raggiungere l’Italia e, quindi, la Puglia.
«Il blocco è risultato un calvario per noi e, soprattutto, per la piccola Isabella, che a soli tre mesi è stata costretta ad affrontare tutto questo stress per il suo primo volo in Italia» le riflessioni di Gianluigi Perrone. «L’idea era di prendere un diretto, ma sono stati cancellati per via dei blocchi. A quel punto tutti gli altri voli con scalo sono stati presi d’assalto dai cittadini cinesi. Abbiamo passato una prima notte ad aspettare un volo per gli Emirati Arabi, che alla fine è stato cancellato. Questo ha esposto inutilmente noi e la bambina all’unico rischio di subire il contagio: attendere in aeroporto. Bloccare i voli diretti, quindi, ha semplicemente aumentato l’esposizione alla trasmissione del virus e non aiuta neanche dell’1% a impedire il flusso di “potenziali untori” in Italia. Gli unici limitati dal non poter prendere un volo diretto siamo stati noi che abbiamo un neonato. Invece la giusta soluzione è stata chiudere i visti per i cinesi. Un altro fatto che mi sento di denunciare è che ci sono amici italiani, con figli italiani, ma con un genitore cinese, che non ricevono il permesso dal governo cinese di lasciare il Paese.
Il governo italiano dovrebbe intervenire anche su questi casi».
Gianluigi Perrone esprime, infine, una sua considerazione sul virus.
«Il virus è una forma di influenza ed è simile alla Sars, ma anche ad altre forme influenzali. Non è niente di particolare e allarmante che un organismo forte non possa affrontare. Anziani, malati e neonati sono a rischio di vita. Non è una novità per la Cina. Io stesso anni fa, solo per aver attraversato un’area di Pechino in cui la gente vive nelle bidonville in condizioni igieniche decisamente precarie, sono stato affetto da bronchite, con febbre a 40, per dieci giorni. Mi sono curato da solo a casa con due cicli di antibiotici».
L'APPELLO - «Siamo bloccati a Pechino: i voli diretti sono cancellati e quelli con scali in altri Paesi sono stati presi d’assalto da cittadini cinesi che intendono lasciare la loro nazione. Ieri sono stato contattato dalla Farnesina. Spero nel loro aiuto per rientrare in Italia».
Gianluigi Perrone, di Manduria, vive a Pechino dal 2012. Ha una figlia (Isabella Luna) di appena tre mesi. Lavora nel mondo del cinema e, da qualche anno, anche nella realtà virtuale. A Pechino ha fondato la sua compagnia (la “Polyhedron VR Studio”), ma lavora in tutta l’Asia, incluse India e Nord Corea.
«Pechino si trova al Nord, quindi è molto distante da Wuhan» racconta Gianluigi raggiunto attraverso i social. «Ma la distanza è ininfluente ai fini della sicurezza poiché è il crocevia di molta gente».
Quando e come hai appreso della diffusione del virus?
«A lavoro: di punto in bianco mi hanno portato una mascherina, poco prima del Capodanno cinese. Qui non se ne parlava e comunque il fatto che ci siano infezioni non è poi una cosa così straordinaria nelle news cinesi. Ho capito che era un po’ più seria quando una compagnia per cui lavoro ha comunicato che le vacanze si espandevano fino a metà febbraio. Bisogna cercare di evitare di essere etnocentrici e ragionare con la mentalità cinese, che dà priorità all’apparenza del proprio operato. Ecco perché costruiscono un ospedale inutile in tempo record quando è troppo tardi. Ecco perché blindano la città coi militari. Non sanno che fare, ma fanno vedere che si impegnano».
Nella tua città sono stati registrati molti contagi?
«No. Ufficialmente si registrano 132 contagi e un morto. Però conto di capire la vera entità dopo il rientro dalle vacanze del Capodanno cinese, poiché ci sarà un elevato travaso di persone che tornano dall’esodo festivo».
Dopo quanto tempo le autorità cinesi hanno fornito indicazioni alla popolazione sul contagio?
«Potrei rispondere tempestivamente, visto che presto le mascherine e i dispenser per disinfettarsi le mani sono comparsi subito in giro. Tuttavia ci sono degli indizi sospetti sul fatto che l’informazione girasse già da molto prima. Per prima cosa io avevo un lavoro durante il Capodanno Cinese che è stato cancellato improvvisamente. Inoltre c’è un altro aspetto che mi fa riflettere. La Russia, che ha rapporti stretti con la Cina e moltissimi expat che vivono qui, stranamente non ha avuto casi di Coronavirus. Mi dicono che per motivi misteriosi le comunicazioni via terra tra Cina e Russia erano già state bloccate a dicembre. Questa è una notizia inedita e abbastanza eclatante».
Quando pensi di rientrare in Italia?
«Ho una bambina di 3 mesi e quando abbiamo intuito che avrebbero presto chiuso completamente il traffico aereo, abbiamo deciso di rientrare. La bambina ha già il passaporto italiano, ma la madre no. quindi abbiamo fatto il visto per ricongiungimento familiare che l’Ambasciata italiana ci ha rilasciato in un giorno. È stato però impossibile prendere un volo per rientrare. Il volo con scalo negli Emirati Arabi è stato bloccato poco prima del decollo. Il blocco è risultato un calvario per noi e soprattutto per la piccola Isabella Luna che, a soli tre mesi, deve affrontare tutto questo stress per il suo primo volo in Italia. Ora siamo stati contattati dalla Farnesina. Speriamo che si trovi presto una soluzione».