Continua il braccio di ferro tra il governo e ArcelorMittal sul futuro dell’acciaieria tarantina. Intanto, al tavolo romano con azienda e sindacati, il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, non è si è mostrato intenzionato a tornare indietro sull'abolizione dell’immunità penale degli amministratori dello stabilimento (eliminata con il decreto Crescita), sebbene l’azienda ne abbia richiesto la reintroduzione minacciando altrimenti la chiusura della fabbrica.
IL VICEPREMIER: NON TORNERA' IMMUNITA'
«Quanto alla reintroduzione dell’immunità penale per gli amministratori dello stabilimento ex Ilva di Taranto oggi ArcelorMittal, voglio essere ben chiaro. Non esiste alcuna possibilità che torni». Così, secondo fonti Mise, il ministro Luigi Di Maio al tavolo con azienda e sindacati. L’azienda aveva annunciato che senza la reintroduzione dell’immunità, lo stabilimento tarantino avrebbe chiuso entro il 6 settembre prossimo.
«In questi mesi di interlocuzione ho sempre detto ad ArcelorMittal che la dirigenza dell’azienda non ha nulla da temere dal punto di vista legale se dimostra buona fede continuando nell’attuazione del piano ambientale» ha continuato Di Maio al tavolo, aggiungendo che «se si chiede di precisare questo concetto attraverso interpretazioni autentiche anche per norma, siamo assolutamente disponibili. Ma nessuna persona in questo paese potrà mai godere di una immunità per responsabilità di morti sul lavoro o disastri ambientali»
SINDACATI DELUSI DA INCONTRO AL MISE
I sindacati, intanto, parlano di incontro deludente al Ministero sul caso Arcelor Mittal e sull'annunciata Cigs per 1400 persone. Per il segretario della Fim-Cisl, Marco Bentivogli «l'azienda non ha dimostrato nessuna volontà di ritirare la cassa integrazione e non ha neanche sciolto il nodo se i lavoratori alla fine delle 13 settimane di Cig rientreranno tutti in azienda». E ha sottolineato che «siamo in una situazione di stallo assolutamente grave».
Rincara la dose Rocco Palombella, segretario generale Uilm seocndo cui l'inocntro « ha purtroppo fatto riemergere grossi contrasti relativi alla continuità produttiva».
Mentre per la segretaria generale della Fiom-Cgil, Francesca Re David, il tavolo al Mise «non ha dato risposte alla domanda principe, se non sappiamo come finisce la questione dell’immunità è tutto bloccato». Sul nodo immunità, il governo «ha detto che sta lavorando" mentre l’azienda «è in attesa di capire che cosa succede, quindi fino a che non c'è un chiarimento conclusivo è definitivo sulla questione che riguarda l’interpretazione sull'immunità è chiaro che tutto il resto è bloccato» .
DI MAIO: C'E' TANTO DA FARE
QUESTA MATTINA GLI ACCORDI PUBBLICATI DAL SOLE 24 ORE - Il contratto può essere rescisso e i rami d’azienda restituiti se cambiano le regole. E’ questo in estrema sintesi, il testo degli accordi siglati da Arcelor Mittal per la ex Ilva. Secondo quanto pubblicato dal Sole 24 Ore nell’edizione odierna, il testo dell’accordo di modifica del contratto di affitto di settembre 2018 all’articolo 27 recita che l’affittuario ha diritto di rescindere il contratto nel caso in cui, spiega in sintesi il giornale, cambi il quadro giuridico che rappresenta il contesto in cui si è svolta l’asta che ha visto Arcelor Mittal aggiudicarsi lo stabilimento di Taranto. Nello stesso accordo inoltre un altro passaggio recita che : "l'affittuario potrà altresì recedere dal contratto qualora un provvedimento legislativo o amministrativo, non derivante da obblighi comunitari, comporti modifiche al Piano Ambientale come approvato con il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 settembre 2017 che rendano non più realizzabile, sotto il profilo tecnico e/o economico, il Piano Industriale».
Sulle fonti di stampa relative al contratto siglato con ArcelorMittal, «secondo le quali nel contratto sarebbe citata l’esimente penale, una modifica della quale legittimerebbe Mittal a sciogliere il contratto, preciso che non è affatto così». Lo ha detto, secondo quanto riportano fonti Mise, il ministro Luigi Di Maio al tavolo con azienda e sindacati aggiungendo che nel contratto, così come negli atti successivi,"si parla esclusivamente della possibilità di recesso in caso di annullamento o di modifiche sostanziali del DPCM 29 settembre 2017, ovvero del piano ambientale».
«L'esistenza di questa clausola, infatti, è stata aggiunta successivamente al nascere di ricorsi amministrativi volti all’annullamento del Dpcm. - continua Di Maio al tavolo su ArcelorMittal secondo quanto riportano le fonti Mise - Ripeto dunque che mai, nel contratto così come in nessun altro documento (accordo sindacale, addendum), viene citata espressamente, o anche solo implicitamente, l’esimente penale, disciplinata unicamente da norma di rango primario». Per il ministro «non poteva essere altrimenti, in quanto sarebbe stato impensabile disciplinare contrattualmente profili penalistici che sono rimessi alla sovranità del parlamento», ha aggiunto.