TARANTO - C’è anche un notaio tra i 19 indagati nella nuova inchiesta della procura di Taranto sulle truffe agli istituti di credito e alle finanziarie. Un’attività investigativa condotta dal pubblico ministero Daniela Putignano che ha permesso, secondo l’accusa, di individuare una vera e propria associazione a delinquere dedita alle truffe. Il sodalizio, per il pm Putignano che nelle scorse ore ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, è composto da Cosima Blasi tarantina 38enne, Cosimo Vinci brindisino 45enne residente a Taranto, Gualtiero Grassi, tarantino 51enne già coinvolto nell’inchiesta sempre truffe alle finanziarie denominata «alter ego», il tarantino 57enne Giuseppe Capobianco, il tarantino 42enne Andrea Mastrangelo, Leonardo Tortorella 45enne anch’egli tarantino e infine il tarantino Michele Vitto di 57 anni.
L’associazione a delinquere, si legge nel capo d’accusa, aveva lo scopo di «ideare, commettere e far commettere più delitti di truffa» ai danni delle società di credito attraverso la presentazione in diverse banche di richieste di mutui per l’acquisto di prima casa: a queste domande di mutuo allegavano oltre reali documenti di immobili che si procuravano fingendosi all’acquisto di appartamenti realmente in vendita, anche una serie di documenti falsi come quello di identità, buste paga e certificazione dei redditi. In una occasione il gruppo era riuscito addirittura a ottenere con una falsa identità provata con documenti fasulli il rogito dell’atto che aveva permesso loro successivamente di appropriarsi delle somme stanziate dalla società finanziaria. Non solo. In un altro episodio, attraverso documenti fasulli, avevano persino ottenuto la proprietà di un’immobile.
In quest’ultimo episodio, oltre a Capobianco sono coinvolte anche altri soggetti. In particolare Roberto Armenti, originario di Roma ma residente a Taranto 47enne, e Concetta D’Acquisto, palermitana 47enne, che hanno ottenuto la proprietà di un’immobile grazie ai documenti fasulli presentati da Ida Roberti e Maria Luisi che si erano spacciate per le proprietarie. AL notaio Giovanna Pignatelli è stato così contestato il reato di falso per aver attestato l’avvenuta identificazione delle proprietarie senza che questo sia stato effettivamente svolta.