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L’edicola di Nino, dal 1948 tra carta stampata e social

 
CESARE ZAMPA

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CESARE ZAMPA

L’edicola di Nino, dal 1948 tra carta stampata e social

II chiosco punto di riferimento per i baresi aperto 76 anni fa dal padre Vincenzo. Sempre più giovani lettori delusi dalle bufale

Domenica 31 Marzo 2024, 07:00

12:14

BARI - Un punto di riferimento per l’informazione dei baresi, in cui, oltre ai quotidiani, è possibile sfogliare anche pagine di storia. Una storia che per la famiglia Carella prosegue, ininterrotta, da settantasei anni. Precisamente dal 1948, quando Vincenzo, edicolante di Bari, aprì il suo chiosco all’angolo tra via Abate Gimma e via Argiro, grazie all’intervento dello zio Saverio Michea, dipendente dell’agenzia di distribuzione dei giornali «Lobuono».

LA STORIA DELL'EDICOLA  Il punto vendita, nel 1968, fu trasferito di un isolato, all’intersezione di via Abate Gimma con via Melo, dove è situato tutt’oggi. Dal 1992, poi, Vincenzo è stato affiancato dal figlio Nino, all’epoca 22enne. Questi, nel 2000, ha preso in mano le redini dell’attività di famiglia dopo il ritiro di suo padre.

Oggi Nino ha 52 anni e quei pochi metri quadri, in cui l’odore tipico della carta è ben percepibile, sono la sua seconda casa. Qui trascorre le tante ore di lavoro giornaliero, con apertura anche a pranzo e la domenica mattina. Un mestiere faticoso, certo, ma ben ripagato se fatto con passione. La stessa che suo padre è stato in grado di trasmettergli, come conferma l’edicolante. «Ciò che più mi affascina è il contatto con la carta stampata e con i clienti - confessa Nino Carella - Ogni giorno che apro il chiosco è come se fosse il primo. Ci metto davvero tanto impegno e tutto me stesso per portare avanti questa attività».

IL RACCONTO Nino racconta di non essersi mai fatto scoraggiare dai momenti di difficoltà e di non aver mai pensato di abbassare definitivamente quelle saracinesche. Non c’è stata crisi della carta stampata o pandemia che abbiano tenuto.

La voglia di essere lì, a disposizione dei baresi intenti a saperne di più sul mondo circostante, e l’amore per quell’attività familiare sono stati più forti. «Spero di restare qui il più a lungo possibile - prosegue - Lo devo alla memoria di mio padre, che non smetterò mai di ringraziare per le tante cose che mi ha insegnato. Gli sarò grato a vita». Immancabile, poi, l’appello ai suoi colleghi, specie quelli più sfiduciati. «A loro vorrei suggerire di mettercela tutta e a resistere - esorta Nino - Le edicole sono luoghi molto importanti per la società e si deve gettare la spugna solo se, toccato il fondo, non via sia una concreta possibilità di risalita».

DALLA CARTA AI SOCIAL Il titolare dell’edicola racconta poi come ha vissuto le varie fasi di evoluzione del suo mestiere, soprattutto a seguito dell’avvento di internet e dei social network. Un fisiologico calo nelle vendite di giornali, cd e dvd, compensato dall’acquisto di altri prodotti, come i giocattoli. Inaspettatamente, però, riferisce che, dopo la pandemia, è tornato a crescere il numero dei lettori più giovani, forse indispettiti dall’abbondanza di bufale sul Covid circolate in rete nei mesi più complicati. Mentre quelli più attempati si confermano lo zoccolo duro della carta stampata.

La nota dolente per Nino è quella che suona il futuro del suo chiosco, non essendoci ricambio generazionale. «Dopo di me calerà definitivamente il sipario - dice con la voce rotta dall’emozione - Lo dico con un nodo alla gola. Spero che quel giorno non arrivi mai». 

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