Venerdì 05 Settembre 2025 | 23:38

«All’ombra di un uomo mai»

 
maristella massari

Reporter:

maristella massari

«All’ombra di un uomo mai»

L’amore, la carriera, i sogni: la lezione di Angiola Filipponio, vedova di Pinuccio Tatarella, 25 anni dopo la morte del «vicerè di Puglia»

Sabato 10 Febbraio 2024, 16:38

Angiola Filipponio, vedova del padre della destra italiana Pinuccio Tatarella, è stata docente universitaria di Filosofia del Diritto all’Università di Bari, la cattedra che fu di Aldo Moro. Deputata al Parlamento dal 2006 al 2008 per Alleanza Nazionale, membro del Consiglio d’amministrazione di Rai Cinema e assessore alla Cultura al Comune di Bari con il sindaco Simeone Di Cagno Abbrescia dal 2000 al 2004, negli anni «caldi» della questione Petruzzelli. Oggi è membro del Consiglio superiore dei Beni culturali e paesaggistici su nomina del ministro Gennaro Sangiuliano. Punto di riferimento culturale nel capoluogo pugliese, è nata a Cerignola, come suo marito.

È con lei che inauguriamo questa rubrica. Una finestra sulle donne di Puglia per raccontare attraverso testimonianze e opinioni il loro punto di vista sul mondo di oggi e su quello che verrà.

Ci accoglie nel salotto di casa, circondata dai libri. Sono ovunque: sugli scaffali, sul tavolino davanti al sofà, nei mobili di servizio. I titoli sono variegati, dai tomi di Diritto ai romanzi. Spicca in bella mostra un «Devoto Oli», dizionario della lingua italiana molto d’antan rilegato con una elegante copertina verde Parigi. Partiamo proprio dalla carriera. È un ricordo del liceo, degli anni del suo primo incontro con il marito. Lei ne aveva appena 16 e lui 4 di più. Lei una bellezza fresca, senza tempo. Il fascino potente di una personalità vivida e brillante.

Partiamo dalla sua carriera. C’è un dato significativo che vorrei commentare con lei. Si laurea nel ‘64 in Giurisprudenza. In quell’anno alle donne italiane è ancora preclusa la carriera da magistrato. Ci arriveranno per concorso, il primo, l’anno successivo. Lei sceglie il percorso accademico. Nel ‘66 vince una borsa di studio e sale in cattedra. Il pensiero del «gap» di genere su cui oggi tanto si dibatte l’ha mai sfiorata?

«Onestamente no. Cosa le devo dire? Sono stata particolarmente fortunata? Probabilmente. Di certo sono molto felice di quello che ho fatto e che sono riuscita a costruire con impegno, studio e sacrificio. Nella mia carriera ho avuto rapporti prevalentemente con uomini, perché nella mia materia, Filosofia del Diritto, loro erano in maggioranza. Quando sono arrivata io, in tutta Italia eravamo sei, si figuri... Quello che posso dirle è che i rapporti con i miei colleghi sono stati magnifici. Ho trovato sempre grande apertura nei miei confronti, proprio perché ero una donna in un mondo maschile. Anche quando ho fatto l’assessore, o il deputato. C’era un grande rispetto per le donne, un certo garbo maggiore».

Oggi com’è cambiata la società? Le donne sono più libere? Il rapporto con gli uomini si è evoluto, o involuto?

«Le cose sono cambiate in peggio e prova ne sono i femminicidi ricorrenti che riempiono le cronache. Questa non è una tragedia casuale, guai a considerarla tale. È una tragedia figlia di un cambiamento culturale, o se vogliamo di non cultura che ha cambiato i rapporti tra uomo e donne. Io sono cresciuta e ho operato professionalmente in un humus culturale totalmente diverso. Oggi vedo che è cambiato totalmente l’atteggiamento degli uomini rispetto alle donne. Non è un atteggiamento di progresso. Mentre ci sono state battaglie che hanno portato al riconoscimento di determinati diritti, è completamente scaduto il senso delle relazioni, manca il riconoscimento dell’altro in quanto altro con la propria identità ma anche le proprie differenze. E questa rottura della relazione ha causato guasti».

Nell’uomo, o nelle donne?

«Nella relazione tra uomo e donna. Oggi vedo uomini disorientati rispetto a questo cambiamento della donna. Non c’è più la relazione perché la relazione vuol dire riconoscimento dell’altro nella sua identità. Se io questa identità la non la riconosco, cade il rispetto per la persona. L’altro diventa un oggetto di cui io posso disporre a mio piacimento. È in questo vuoto di relazione che si alimenta la non cultura dei femminicidi».

Ricordando suo marito Pinuccio, a 10 anni dalla sua scomparsa nel 2009, lei prese a prestito un bellissimo proverbio cinese: «quando soffia forte il vento, c’è chi alza muri e chi costruisce mulini». La trovo una meravigliosa dichiarazione d’amore. Ma lo sa che qualche anno dopo lo stesso proverbio lo utilizzò Enrico Letta?

«Ministro dell’armonia è una definizione che non si è dato da solo. Massimo D’Alema, in occasione di una commemorazione alla Camera alcuni anni fa, elogiò le capacità di mio marito di relazionarsi con tutti, anche con l’altra parte politica, senza mai indietreggiare rispetto al suo modo di essere e al suo modo di fare politica, quindi ai suoi principi. Era capace di guardare sempre avanti, oltre al contingente».

Oggi com’è cambiata la politica?

«Oggi la politica è un mestiere. Prima si faceva veramente per passione. Il cortocircuito è stato quello. Nel momento in cui è diventato un bisogno, è finita in mano ai mestieranti».

Quando c’è stato questo corto circuito?

«Lo scollamento c’è stato recentemente, forse negli ultimi vent’anni. Io ho notato proprio la differenza. Quando siamo usciti dalla guerra tutti dovevamo guadagnarci la nostra parte nella storia e questo valeva soprattutto per i politici. Venivamo da un dopoguerra e quindi era tutto da ricostruire. Così abbiamo ricostruito una democrazia, dei partiti. Tutto. Mio marito a 16 anni è partito attaccando i manifesti in mezzo alla strada. Oggi manca quello, l’impegno, il sacrificio, la militanza. E spesso manca anche l’autorevolezza. Del resto le percentuali di chi si reca a votare ogni tornata elettorale raccontano molto di quanto è stato perso per strada...».

Per chiudere questa intervista: un consiglio tranchant alle ragazze?

«Non scegliete il marito migliore per voi, ma scegliete sempre il lavoro migliore per voi. I mariti passano, il lavoro resta ed è passione, identità, libertà».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)