BARI - La vita di don Antonio Eboli, 66 anni e da poco più di tre lustri parroco della chiesa Stella Maris di Palese, quartiere di Bari, si descrive in due parole: copioni e Vangeli. Perché il sacerdote, favella veloce e voce impostata, ha calcato palcoscenici, interpretato ruoli e testi di commediografi e drammaturghi e a 34 anni ha cambiato vita ed è entrato in seminario. La sua è stata una «vocazione adulta»: è diventato prete a 40 anni anche se è «cresciuto nelle parrocchie» e ha «da sempre custodito nel cuore Cristo e l’amore per lui».
Per qualche decennio ha dovuto rinunciare alla talare perché la sua giovinezza è stata segnata dalla morte del padre. «Mio papà ci ha lasciato che avevo 19 anni: tutto è cambiato. I miei piani sono stati stravolti ma non la fede per Dio».
«Sono stato un attore e ho avuto la possibilità di lavorare con i grandi del teatro italiano: Eduardo De Filippo e Giorgio Albertazzi», spiega mentre si prepara a indossare i paramenti sacri a pochi minuti dall’inizio della celebrazione eucaristica.
L’altare come un palco? «No, non è possibile neppure paragonarli», replica e chiarisce: «L’altare è presenza viva, è estrema verità mentre il teatro è estrema finzione. Davanti al tabernacolo non c’è finzione». A volte, però anche nel confessionale si può incontrare la falsità. «Devo dire che interpretando Pirandello ho imparato a riconoscere chi nella vita indossa una maschera e a provare a strappargliela», continua il parroco che del maestro De Filippo conserva insegnamenti e ricordi. «Lo chiamai alla fine degli anni Settanta e gli chiesi di poter portare in scena i suoi spettacoli senza pagare i diritti. “Tutti commercianti siete a Bari”, mi disse sorridendo. Su suo invito lo raggiunsi: rimasi a Napoli per sei mesi, i più belli». Poi le sceneggiature lo hanno guidato fino a Roma da Albertazzi. «Da lui ho imparato sia l’estrosità dell’attore, che deve essere in grado di saper fare tutto, sia l’amore per i giovani». Gli stessi per cui ora si impegna.
«Il teatro e il suo linguaggio - dice - hanno avvicinato molti ragazzi alle comunità parrocchiali, perché il teatro è altamente educativo. Con la diocesi di Bari e Bitonto siamo stati i primi a mettere su una scuola di teatro per animatori diocesani: i primi in Italia. Ci siamo cimentati anche nello spettacolo Il primo giorno dopo il sabato per il congresso eucaristico che si è svolto a Bari: in Fiera del Levante ci hanno seguito in 5mila», riferisce con orgoglio. Non c’è il rischio che finzione e realtà si sovrappongano in chiesa? «No - risponde netto - c’è sempre lo Spirito Santo che ci guida e lui non sbaglia».