Sul tetto del mondo il nuoto italiano ha il colore rosa della Puglia che sbraccia felice nel meglio dello sport internazionale.
Pilato pigliatutto, primato mondiale nei 50 rana, la più giovane nuotatrice a segnare un record di tale portata, ha portato la nostra regione nella storia.
Che sia Benedetta questa 16enne di Taranto che si limita ad accennare un sorriso quando vince un titolo europeo e poi scoppia in un pianto ininterrotto davanti alle immagini del suo barboncino e non della mamma («perché lei la sento tutti i giorni, il mio cane non lo vedo da tanto») con la genuinità e la naturalezza di una adolescente abituata a respirare cloro dalla nascita. Che giocava con le palline in vasca piccola come tanti suoi coetanei e che un tecnico con l’intuizione geniale (Vito D’Onghia) ha pescato con determinazione e fatto crescere da campione.
Non una ranocchia, ma una bellissima principessa che abbatte primati e primati con la stessa naturalezza con cui nuota i suoi 50 rana rendendo apparentemente semplice lo stile che in realtà è il più tecnico di quelli del nuoto e anche il più complicato. Che sia benedetta questa bambina prodigio con le unghie dipinte di mille sfumature a colori, come a colori è la vita di chi insegue sempre grandi sogni.
E con lei siano benedette le altre pugliesi che hanno portato in alto i nostri colori a Budapest. Su tutte Elena Di Liddo, la veterana, la 27enne di Bisceglie che è sempre lì, da oltre 10 anni tra le migliori.
Due volte fantastico bronzo in staffetta in questi europei. È mancata la medaglia individuale nei suoi 100 delfino, ma l’allieva di Raffaele Girardi ha già fatto un’impresa arrivando quinta nella finale e ad essere sempre tra le migliori anche nei 50 e in tutte le staffette in cui è stata determinante. Si è rimessa in piedi dopo che una caduta il giorno prima dell’inizio delle gare ha rischiato di compromettere tutto. Ma le ali di una farfalla che ne ha passate tante (e troppe) nella vita non si spezzano facilmente.
Al massimo si piegano in una forma di autodifesa ma non basta una caduta a tarparle e a tarpare i sogni di chi finalmente tra due mesi vedrà coronato l’obiettivo di una vita: partecipare ai Giochi olimpici.
E, se non sarà Tokyo, prima o poi saranno Olimpiadi pure per Chiara Tarantino, altra terribile ragazzina in erba del nuoto italiano. A 17 anni la leccese è stata una delle matricole della nazionale italiana di Budapest. Non gregaria, ma protagonista della velocità azzurra di cui potrà scrivere pagine importanti di futuro. L’allieva di Mauro Borgia nuota già da tempo in scia delle migliori.
Due mesi fa è stata vicecampionessa italiana nei 100 stile dietro alla Divina Pellegrini, a Budapest ha pagato un po’ troppo l’emozione, ma non ha sfigurato. È molto amica di Benedetta Pilato con cui spesso condivide la stessa corsia di allenamenti al Cus Bari. Attraversa la regione per avere una vasca da 50 metri a disposizione perché nella Puglia che nuota in cima al mondo si lotta ogni giorno con gli impianti che sono chiusi, a prescindere dal Covid.
Paradossi e corti circuiti di una impiantistica, quella pugliese, che fa acqua da tutte le parti mentre i nostri talenti migliori si affermano in tutto il mondo. E lo colorano di rosa e di sorrisi, di buon umore e genuinità. Principesse e farfalle che conoscono solo il verbo «virare». Verso sogni sempre più alti.