Sarà per sempre la canzone più cantata al mondo dopo l’inno nazionale e Nel blu dipinto di blu, L’Italiano di Toto Cutugno. Apprezzato cantautore italiano, rispettato ed applaudito in tutto il mondo, Cutugno - che si è spento a ottant’anni l’altro giorno - ha suscitato un profluvio di ricordi provenienti da artisti, scrittori, politici… La sua carriera è stata segnata da tanti duetti. Fra questi, quello del 2005, quando Toto Cutugno si presentò al Festival di Sanremo con Annalisa Minetti: i due presentarono il brano Come noi nessuno al mondo. Annalisa Minetti ha lasciato nei giorni scorsi Ostuni e ora è a Roma.
Annalisa, chi è stato per lei Toto Cutugno e che esperienza è stata quella di lavorare con lui?
«Le esperienze con Toto, sono state tantissime ed indimenticabili. È stata una persona talmente piena che riempiva chiunque gli stava vicino ogni giorno. Non riesco realmente a parlare di morte, perché quando si parla di un personaggio come lui è impossibile pensare che lui non ci sia più. La sua musica, le sue canzoni sono convinta che lo hanno reso immortale. Ieri appresa la notizia gli ho mandato un messaggio sul cellulare perché sono sicura che lui ci sarà sempre per me, c’è sempre stato ed ha combattuto per me, mi ha difeso da tutte quelle persone che non credevano in me».
Insomma, gli è grata…
«Gli devo tutto, gli sono grata. Il sentimento che mi sento di esprimere per Toto è gratitudine».
Toto Cutugno credo che sia una delle persone italiane più famose nel mondo, sei convinta di questo?
«Sì, ne sono convinta, forse gli italiani non sanno quanto Toto sia un simbolo italiano e un volto italiano presente all’estero. Famoso è dire poco, non riuscivamo a camminare per gli Stati Uniti, in Sud America, in Germania, in Francia. Lui era un idolo per gli italiani all’estero, ma non solo italiani ma anche a tutte quelle persone che appartengono a quella tradizione».
Cosa le ha dato, oltre a tutto ciò che di artistico le ha trasmesso?
«Posso dire che sono stata fortunata ad averlo avuto come amico, sostenitore e come padre perché mi ha fatto da papà quando eravamo in giro. Io posso solo dire ancora una volta: Grazie Toto!».