Ci sono serie che non invecchiano. Chicago Fire, su Sky e Now, vanta ben undici stagioni, l’ultima arrivata qualche mese fa. La macro-storia è quella dei vigili del fuoco, i soccorritori e i paramedici di una caserma speciale, la 51. Non solo sono bravi, onesti e notoriamente belli, salvano vite tutti i giorni. Non hanno paura, o meglio ce l’hanno, ma non è il primo pensiero che li butta tra le fiamme o a disinnescare trappole mortali e a cercare di fermare attentati terroristici e individuali (suicidi, incidenti, affogamenti). Sono un dream team, guidato dal capitano Wallace Boden (Eamonn Walker).
Non significa che tra loro non ci siano dissapori, malintesi, amori sospesi o finiti, ameno per un po’. Il luogo in cui si volgono le azioni è Chicago, rovente e devastata dagli incendi. Sin dal primo episodio si capisce che sarà difficile stare lontano dalle vicende della squadra del 51: la morte improvvisa di un loro collega ha aumentato la tensione quotidiana da quando il tenente Matthew Casey (Jesse Spencer), responsabile dell’autocarro, e Kelly Severide (Taylor Kinney), tenente della squadra di salvataggio, hanno cominciato a darsi la colpa a vicenda della tragedia. Due fulgidi attori, che tengono salde le fila della narrazione, scritta talmente bene da non avere mai una battuta di arresto. Neanche quando uno dei nostri beniamini se ne va o peggio muore. Le storie di Casey, Kelly si intrecciano con quelle di amici/e e colleghi/e mentre cercano di dare un senso alle tragedie che affrontano ogni giorno. Il produttore esecutivo è Dick Wolf, maestro nel calibrare le ragioni del cuore e di questo mondo impazzito.