E la corsa a esaltare i “profeti” letterari dell’Intelligenza Artificiale? Aperta da tempo. Per scoprire che parlavano di noi, narcisi del terzo millennio. E di come le macchine ci avrebbero cambiato. Macchine come noi, ricordando un libro edito da Laterza nel 2003, proprio sull’Intelligenza Artificiale (autori Yurij Castelfranchi e Oliviero Stock) o parafrasando il titolo di un romanzo di Ian McEwan Macchine come me (Einaudi, 2019), in cui nasce un triangolo amoroso: un uomo, una donna, un androide. Autori prestigiosi vaticinarono l’avvento di “altre” intelligenze. Salpiamo dai mari fantastici di Jules Verne, lasciando il passato remoto alle spalle, attracchiamo lì dove Isaac Asimov, insuperato padre della fantascienza novecentesca, ha la sua base più importante, dove svetta la bandiera di Io, robot (1950, prima edizione italiana edita da Bompiani nel 1963), raccolta di racconti in cui l’autore americano nato in Russia stabilisce le tre regole di comportamento (le tre leggi della robotica) alle quali la
volontà degli uomini subordina gli automi. Leggi attuali perché sono alla base del dibattito etico sull’Intelligenza Artificiale.
Oggi, però, proprio la frontiera etica si è spostata. Il principio secondo il quale una macchina non deve mai nuocere all’uomo appare largamente superato. Pensate alle armi già guidate dall’IA, in Ucraina o a Gaza. Ci chiediamo da tempo, grazie ai
romanzi fantascientifici, come ci difenderemo dall’Intelligenza Artificiale, dalle sue scelte autonome, che prima o poi verranno, per volontà di chi governa la tecnologia (e che a sua volta subirà gli effetti del golpe). Perché a questo andiamo incontro: a una
guerra civile tra uomini e androidi. In principio fu Hal 9000. Superata la fase dello stupore primordiale, meglio dire dello sgomento, guardando il computer precursore dell’IA, protagonista nel film 2001: odissea nello spazio, ci siamo accorti che aveva ragione il geniale regista statunitense Stanley Kubrick: le macchine possono trasformarsi da collaboratrici preziose a ingranaggi tirannici e omicidi. Per ora ci consentono ancora di programmarle.
Domani, chissà.
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