L’attacco al regime cambia contorni di ora in ora e quella che, al momento, sembra un'andata e ritorno del leader della Wagner fa immaginare solo scenari di fantapolitica, se non addirittura di bluff o di negoziazioni interne sulla base di interessi personali.
Analizzando quel che è accaduto e che sta accadendo con scenari volutamente confusi, non va dimenticato come Prigozhin sia sempre stato un elemento organico al sistema di propaganda del Cremlino, pur suscitando internamente timori e dissensi.
Mikhail Zigar è un giornalista russo e autore del noto libro «Tutti gli uomini del Cremlino: dentro la corte di Vladimir Putin». A Gennaio, per il New York Times, aveva scritto che il presidente russo, a quanto pare, si stava finalmente accorgendo che la guerra in Ucraina poteva eventualmente creare un ulteriore vulnus, cioè un pericoloso concorrente al suo potere come Yevgeny Prigozhin, il fondatore della compagnia militare privata Wagner (le cui truppe, combattendo al fianco dell’esercito russo, hanno spesso tolto le «castagne dal fuoco» al Cremlino). Oggi questo commento appare attualissimo, dal momento che la cittadina strategica di Rostov è diventata il crocevia dei venti interni - di lungo corso - sfavorevoli a Putin.
Lo scenario ovviamente si evolve ora dopo ora e nessun analista azzarda previsioni certe, anche se tutto il mondo resta stupito dinanzi alla facilità con cui avanzano, sempre più verso una Mosca blindata, i violentissimi uomini della Wagner.
Realtà o apparenza? Sfida o tentativo della compagnia armata di riaggiornare i propri interessi? Il punto di vista di Zigar, uno dei più competenti anche per le sue ricostruzioni storiche dell’armata che ha fatto tremare la Siria, resta duplice. Prigozhin potrebbe essere considerato la persona dell’anno (anche dallo sguardo ucraino) o il cattivo dell’anno, per i crimini di Bakhmut, ma potrebbe essere in campo anche l’ipotesi di un bluff. Non si sa bene come guardare a quest’uomo in relazione alla situazione di Kiev e forse non è neanche opportuno farlo, perché se il Cremlino riuscisse a risolvere la questione, in un paio di giorni, non cambierebbe niente sul fronte della guerra in corso, che peraltro ha subito notevoli rallentamenti nella cosiddetta «controffensiva» di Zelensky, come denunciato da autorevoli funzionari americani alla Cnn.
Per cui, nonostante su Telegram si rincorrano video ironici dei soldati ucraini, sarebbe meglio esser prudenti su quest’aspetto, non dimenticando che il capo della Wagner, con le sue aspirazioni al potere ufficiale, è da ritenersi perfino più violento ed estremista (contro l’Occidente) dello stesso Putin. Altro che le insinuazioni di queste ore dei complottisti, che lo definirebbero al servizio segreto della Nato! Fantasie e gossip.
Prigozhin non è solo un militare, ma - come ricorda il Milton Friedman Institute - è un affarista molto sensibile al denaro, senza, però, rinnegare mai l’ideologia nazionalista e imperialista.
Fa parte, a tutti gli effetti, dell’establishment russo, tanto da avere al suo fianco il vice ministro della difesa Yunus-Bek Evkurov . Putin è, secondo molte fonti a Mosca, fiducioso di poterlo indebolire, anche se, nei fatti, il prezzo di quello che è definito da Medvedev «un colpo di Stato», potrebbe essere la stessa vita del leader del gruppo militare privato.
Chi si affretta a vedere in lui un possibile successore di Putin non considera i sostegni che stanno arrivando da una parte del mondo al Cremlino: soprattutto da Turchia e Iran. Biden evita di commentare e l’Europa cerca di derubricare (forse con troppa ingenuità o con volontaria prudenza) questo fatto odierno a «una faccenda interna alla Russia».
Una cosa, però, dovrebbe apparire evidente: il regime change a Mosca, a volte sperato da una parte dell’Occidente, non può vedere nel macellaio della Wagner un salvatore o un uomo che potrebbe portare la pace.
Putin ricorre a un paragone storico con il 1917, rifacendosi al momento in cui, a suo dire, ci fu un tradimento interno per la Russia; tuttavia le circostanze sono ben diverse, anche perché il leader del Cremlino, pur se indebolito dalle sue previsioni sbagliate, non può ancora essere considerato isolato. Al momento ogni scenario è aperto.