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La nuova via del grano ucraino? Passerà dalla Puglia

 
Dorella Cianci

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Dorella Cianci

La nuova via del grano ucraino? Passerà dalla Puglia

La Russia intende inviare fino a 50mila tonnellate di grano a Burkina Faso, Zimbabwe, Mali, Somalia, Eritrea e Repubblica Centrafricana nei prossimi tre mesi. Che cosa vuol dire tutto questo, se non il fatto che la Russia, accanto alla Cina, sta gestendo gli affari africani in modo da marginalizzare completamente il ruolo dell’Occidente?

Mercoledì 02 Agosto 2023, 10:39

In molte lezioni accademiche Kissinger ha evidenziato il fattore «collateralità» in relazione a qualunque conflittualità con la Russia, diretta o per procura (come nel caso ucraino). Secondo la sua tesi, intraprendere guerre che abbiano dentro quella parte di mondo – da sempre - vuol dire scatenare una serie di implicazioni, che sono quasi più preoccupanti degli scontri sul terreno. Questo lo stiamo comprendendo, da tempo, con il ricatto vergognoso del grano, ma anche con le diverse implicazioni nei rapporti con la Cina, nel predominio sull’Africa e perfino nei fatti più recenti in Niger (dove i sospetti, anche in relazione al traffico di armi) cadono proprio sul Cremlino.

Le vie della pace si complicano. Intanto arriva la notizia che Ucraina e Croazia hanno raggiunto un accordo sulla possibilità di utilizzare i porti croati sul Danubio e sull’Adriatico per l'esportazione di grano ucraino, come ha detto Kuleba, dopo i colloqui con il suo omologo croato. Il Ministero dell’Agricoltura della Croazia ha ricordato, con dati alla mano, che la capacità di esportazione può essere aumentata lungo i corridoi che giungono ai porti degli Stati baltici (Klaipeda), in Germania (a Rostock e Amburgo), nei Paesi Bassi (a Rotterdam), in Slovenia (in particolare a Capodistria) e ovviamente in Italia (qualcuno menziona solo Trieste, ma anche Ancona e Brindisi potrebbero essere due approdi utilizzabili, ben più dei porti nel Nord europeo. Anzi proprio la Puglia potrebbe essere un corridoio d’elezione). Va, infatti, ricordato che direttrici baltiche sono difficili da percorrere a causa della complessità e del costo della logistica rispetto ad altre rotte, con una differenza di prezzo di circa 40 euro a tonnellata. Per questi motivi, come già ipotizzato, si progetta il trasferimento dei controlli fitosanitari e veterinari dal confine con l’Ucraina al territorio del Paese di destinazione; ma anche l’introduzione di sovvenzioni da parte della Commissione europea per compensare i costi logistici aggiuntivi. L’Italia è un’ottima candidata rispetto a questo nuovo accordo di tramite con la Croazia e il suo ruolo potrebbe rientrare in quel famoso piano di investimenti ipotizzato dalla premier Meloni in Africa. Inoltre il ruolo dell’Adriatico potrebbe assumere un valore simbolico denso in vista di quel G7 in Puglia.

Facciamo un passo indietro per analizzare ulteriormente la situazione. Il 17 luglio scorso, come ben noto, la Russia ha abbandonato la Black Sea Grain Initiative, che aveva consentito il passaggio di 33 milioni di tonnellate di cereali dai porti ucraini. L’iniziativa era stata mediata, nel luglio dello scorso anno, dalla Turchia e dalle Nazioni Unite, per tentare di arginare l’insicurezza alimentare mondiale e in particolare nel Sahel. Con la fine di questo accordo, e con la marginalizzazione della Turchia, si apre una fase delicatissima, in cui l’Europa è chiamata a prestare notevole attenzione al ruolo del mar Adriatico: da qui potrebbe partire una nuova iniziativa diplomatica, che passi per la questione del grano. Occorrerebbe far presto e aprire tavoli di discussione europei, poiché Putin si è offerto di fornire grano gratis ai Paesi africani più vulnerabili. 

La Russia intende inviare fino a 50mila tonnellate di grano a Burkina Faso, Zimbabwe, Mali, Somalia, Eritrea e Repubblica Centrafricana nei prossimi tre mesi. Che cosa vuol dire tutto questo, se non il fatto che la Russia, accanto alla Cina, sta gestendo gli affari africani in modo da marginalizzare completamente il ruolo dell’Occidente? È un bene per le popolazioni africane? Ovviamente senza fare riferimento diretto alla promessa di Putin, Guterres ha preso di mira, nei suoi interventi ufficiali, le pseudo - donazioni di grano ai Paesi in via di sviluppo, affermando che non possono compensare l'impatto globale del taglio previsto delle esportazioni di grano ucraino. Il punto non è soltanto questo. Le cosiddette «donazioni» rappresentano un ulteriore rischio per l’Africa, che da un lato si assicura un po’ di pane, dall’altro – in maniera decisamente tacita – deve sottostare a nuove rivolte armate e nuovi carichi di armi con conseguente aumento della conflittualità. Inoltre, in questo modo, con gli accordi Russia – Africa si metterebbero completamente nell’angolo anche le politiche climatiche progettate nelle diverse Cop per il continente africano.

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