BARI - Era il 2011 quando morì in seguito a una infezione Anna Maria Amati, una 61enne pugliese che aveva raggiunto i figli in Emilia per potersi curare. E ora, a 14 anni dalla tragedia, il tribunale civile di Reggio Emilia ha disposto per i familiari un risarcimento record da un milione e 125mila euro, per il «danno parentale», ma anche per le sofferenze patite dalla donna negli ultimi suoi mesi di vita. A dover pagare l’indennizzò è Villa Verde, la casa di cura dove la donna si sottopose a un intervento definito di «routine» di protesi al ginocchio. Ma qualcosa andò storto e a quell'intervento seguì un’infezione cronica, che la portò per venti mesi fuori e dentro gli ospedali.
Anna Maria, come raccontato dalla stampa locale, subì altri due interventi al Rizzoli di Bologna per la rimozione della protesi e per tentare di salvare l’articolazione dopo la frantumazione del femore con una emorragia. Poi al Santa Maria Nuova di Reggio l’amputazione fino all’anca della gamba. Infine la morte per setticemia in Rianimazione il 16 febbraio 2011.
Nei giorni scorsi la giudice del tribunale civile di Reggio, Stefania Calò, ha stabilito il maxi risarcimento di un milione e 125mila euro per il vedovo Domenico e i figli Mario, Antonio, Vincenzo e Rocco, tutti assistiti dall’avvocato Giacomo Fornaciari. «Si tratta di un risarcimento di notevole entità - ha commentato l’avvocato Fornaciari - ma è sicuramente proporzionato al gravissimo danno subito dai congiunti di Anna Maria e il Tribunale ha accolto quasi totalmente le nostre richieste».
Consulenti incaricati, su richiesta dei parenti della donna, conclusero che tutto derivava dalle cure «non adeguate» che Villa Verde prestò alla donna quando la ferita al ginocchio si infettò. Nella sentenza si specifica che c'è «nesso causale con le complicanze sorte a seguito dell’intervento di artroprotesi» e che «l'infezione post chirurgica non è stata adeguatamente trattata, il che ha portato la cronicizzazione dell’infezione con necessità di trattamento chirurgico in due tempi correttamente eseguito presso gli Istituti Ortopedici Rizzoli».
«Le verifiche medico legali a suo tempo disposte dalla Casa di Cura Villa Verde avevano escluso ogni responsabilità dei sanitari che avevano avuto in cura la paziente - ha affermato Alessandra Franzini, direttrice generale della Casa di Cura Villa Verde - Certi del nostro buon operato, valuteremo quindi, dopo aver esaminato le motivazioni, l’opportunità di impugnare questa sentenza»