PESCARA - «In questi giorni stiamo leggendo inesistenti ipotesi di vendere acqua alla Puglia. Si sta parlando della Puglia ossessivamente come se l’acqua del Tirino fosse già lì e l’Abruzzo soffrisse la sete per questa ragione. Una sorta di arma di distrazione di massa. Ribadisco, come chiarito già a più livelli da diversi autorevoli esponenti della maggioranza di centrodestra, che non esiste alcuna possibilità che l’acqua abruzzese finisca in Puglia. Peraltro, in tal senso non è arrivata mai una richiesta ufficiale. L’Acquedotto pugliese è libero di fare le sue ricerche teoriche, pagare le università per questo, ma la condizione attuale dell’Abruzzo non consente di aderire a qualsivoglia richiesta in tal senso. Anche la Commissione d’inchiesta sull'acqua, istituita nella scorsa legislatura, ha messo in evidenza che l’Abruzzo avrebbe acqua in sovrabbondanza per dissetare i propri abitanti ma i consorzi acquedottistici che la gestiscono sono stati quasi tutti mal guidati e hanno prodotto l’attuale disastro di perdite, di reti colabrodo e di mancata digitalizzazione. I massicci finanziamenti che abbiamo messo a terra per gli interventi di potenziamento vedranno la luce con il tempo, e nel frattempo abbiamo dovuto affrontare una stagione di siccità mai vista prima che ha aggravato il quadro già difficile». Lo ha dichiarato il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio.
Negli scorsi giorni era partita una polemica, nata da alcune associazioni abruzzesi che avevano denunciato l'esistenza di uno studio del Politecnico di Bari (commissionato da Acquedotto Pugliese) per trasferire in un invaso ai confini con il Molise 4-5mila litri al secondo di acqua proveniente dal fiume Tirino. Lo studio, commissionato nel 2020, non era mai andato oltre anche perché il costo dell'operazione (circa 5 miliardi) non avrebbe mai avuto copertura finanziaria. La polemica era poi approdata in Consiglio regionale e da qui rimbalzata anche in Puglia al grido di «l'Abruzzo non vuole dare l'acqua alla Puglia».
Marsilio (esponente di Fdi) ha comunque alimentato, anche lui, la polemica politica. «A gettare questa cortina fumogena - ha detto - ci ha pensato l'ex assessore regionale Donato Di Matteo, ora consigliere di minoranza al Comune di Pescara e componente del Cda dell'Aca che, invece di rispondere delle sue responsabilità politiche e amministrative nella lunga stagione in cui il centrosinistra pescarese ha governato l'Aca, la Regione e anche il Comune di Pescara, lasciando in eredità un consorzio quasi fallito e una rete colabrodo senza un solo euro di investimenti programmati, gettando la palla in tribuna, ha cominciato a parlare della Puglia come se i pugliesi già stessero bevendo acqua abruzzese. A seguire sono partite le classiche speculazioni politiche e propagandistiche sul tema, con qualcuno che è arrivato a riesumare la memoria di Silvio Berlusconi e di improbabili operazioni vecchie di 25 anni fa, adombrando l'ipotesi che il centrodestra abbia in mente di cedere l'acqua (che non ha) alla Puglia. A chi volesse insistere nelle strumentalizzazioni di parte, è appena il caso di ricordare che la Puglia è governata da Michele Emiliano con una maggioranza che vede il Pd e il Movimento cinque stelle alleati in coalizione. Al momento, gli unici "mandanti" dell'operazione tesa a verificare - attraverso uno studio - la fattibilità del trasferimento di acqua dall'Abruzzo alla Puglia, sono loro. Per quanto ci riguarda, ribadiamo che non abbiamo nemmeno intenzione di discuterne».