Sabato 06 Settembre 2025 | 15:14

Puglia, appalti truccati della protezione civile: il Gip dice no a tre arresti

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Puglia, appalti truccati della protezione civile: il Gip dice no a tre arresti

L’inchiesta su Lerario e l’ospedale Covid: all’ex dirigente promesse di soldi

Venerdì 19 Luglio 2024, 06:00

09:02

BARI - Prima di cimentarsi con l’ospedale Covid in Fiera del Levante, la Cobar di Altamura non aveva mai realizzato progetti di edilizia sanitaria. Eppure nella valutazione della voce «esperienza» ebbe il massimo del punteggio, mentre l’unica concorrente (la Operamed, che aveva costruito le analoghe strutture di Milano e Civitanova) ottenne due punti in meno. È così, secondo la Procura di Bari, che l’ex dirigente della Protezione civile, Mario Lerario, e il Rup Antonio Mercurio truccarono l’appalto da 9 milioni poi arrivato a costarne 23 a colpi di ordini di servizio. Tutti atti illegittimi.

Sono dieci le persone cui ieri il procuratore Roberto Rossi ha fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini per le ipotesi (a vario titolo) di turbativa d’asta, falso e corruzione, oltre che di peculato. Per tre di loro (non per Lerario, tuttora ai domiciliari dopo l’arresto e le due condanne per corruzione) la Procura aveva chiesto l’arresto, rigettato dal gip Anna Perrelli per mancanza di attualità delle esigenze cautelari. Oltre ai due ex tecnici della Regione ci sono Felice Antonio Spaccavento, 52 anni, di Molfetta, componente della commissione di gara, e gli imprenditori Vito De Mitri, 77 anni, di Lecce, Francesco Girardi, 38 anni, di Acquaviva delle Fonti, Vito Vincenzo Leo, 59 anni, di Acquaviva delle Fonti, Andrea Barili, 54 anni, di Bari, Domenico Tancredi, 42 anni, di Altamura, Sigismondo Zema, 57 anni di Bari e Alessandro Nuzzo, 72 anni di San Cesareo.

L’inchiesta sull’ospedale, nata da un articolo della «Gazzetta» in cui si raccontava delle spese extra per i bagni (che non erano stati previsti), si è poi allargata ad altri appalti per l’emergenza costati oltre 100 milioni alle casse della Regione. Grazie a una consulenza tecnica è stato accertato in che modo è stata favorita la Cobar (l’ex legale rappresentante Domenico Barozzi è indagato per concorso in turbativa ma non destinatario dell’avviso di conclusione): nel bando per l’ospedale Covid c’era «un algoritmo per il calcolo del punteggio da attribuire all’offerta economica che aveva quale diretta conseguenza il sostanziale azzeramento della rilevanza dell’elemento prezzo nella formazione della graduatoria di gara». Significa minimizzare l’impatto sulla graduatoria dell’offerta sul prezzo. E che si poteva «“compensare” tale differenza mediante il punteggio attribuito alle valutazioni di carattere qualitativo dell’offerta tecnica, per loro natura squisitamente discrezionali». Come quelle, appunto, sull’esperienza, o quelle sulla capacità tecnica: per il consulente della Procura erano equivalenti, eppure Cobar ottenne il massimo e Operamed due punti in meno. Per questo ai due tecnici e al commissario è contestato il falso con l’aggravante del nesso teleologico: un reato che serve a commetterne un altro.

Un altro falso sarebbe stato commesso da Lerario e Mercurio per i lavori aggiuntivi da 7 milioni ordinati alla Cobar a colpi di ordini di servizio...

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