BARI - Nel 2024 non meglio precisate «fonti romane». Nel lontano 2011 l’input è ancora più sfumato: una «serie di soggetti». Passa il tempo, ma Michele Emiliano, sia come governatore, sia come sindaco di Bari, avrebbe avuto più volte informazioni di prima mano su vicende giudiziarie relative a politici da lui nominati. L’ultimatum all’ex assessore regionale Alfonsino Pisicchio («Dimettiti dall’Arti o ti caccio») per via di una indagine che avrebbe all’improvviso «ripreso vigore» fa tornare alla mente, con le dovute differenze, il «dimissionamento» di Lino Pasculli, per soli 8 mesi nel lontano 2011 assessore comunale a Bari al Contenzioso, Contratti e Appalti nella seconda giunta Emiliano. Minimo comune denominatore tra le due vicende i «rumors» su scosse giudiziarie che Emiliano avrebbe fiutato in anticipo e che poi si sono trasformate in terremoti politici.
E allora rispolveriamo quella vecchia vicenda giudiziaria che travolse Pasculli, eletto in Consiglio comunale con l’Idv con 1.104 voti anche per quanto emerge dalla causa civile che Pasculli, assistito dall’avvocato Luigi Paccione, avviò all’epoca con un atto di citazione per querela di falso. Nel mirino l’atto con il quale Emiliano revocò le deleghe. Pasculli, ricordiamo, era accusato di aver tentato di ottenere l’assunzione di un disoccupato che spesso si recava a palazzo di Città per chiedere aiuto a trovare un lavoro presso una cooperativa di pulizie. L’impresa aveva in corso un subappalto con l’amministrazione e Pasculli era accusato di essersi interessato a una proroga del contratto, peraltro mai avvenuta. Al termine del primo grado il Tribunale aveva derubricato l’originaria accusa di tentata concussione in istigazione alla corruzione e aveva condannato Pasculli a due mesi di reclusione (pena sospesa) nonché al risarcimento nei confronti di sindaco, Comune e cooperativa. La Corte d’Appello nel 2016 ribaltò il verdetto assolvendo Pasculli (assistito dall’avvocato Michele Laforgia) con formula piena: «Non è dato indi comprendere quali sarebbero gli aspetti di illegittimità cui fa riferimento sibillinamente il giudice» di primo grado, si legge in sentenza. Insomma, nessun «mercimonio delle sue funzioni». Pasculli era innocente e sarà assolto, ma la carriera politica ne risentì eccome anche se si rincorrono voci su una sua possibile candidatura a giugno a sostegno del candidato sindaco Michele Laforgia.
Ma facciamo un passo indietro. È il 24 ottobre 2011 quando il sindaco di Bari Michele Emiliano, dopo alcune indiscrezioni giornalistiche sul presunto coinvolgimento di Pasculli in una inchiesta giudiziaria, rompe gli indugi. «Considerato che - si legge nell’atto con il quale Emiliano motiva la revoca delle deleghe - a carico dell’assessore Pasculli risulta pendente un’indagine preliminare penale per fatti connessi all’esercizio delle sue funzioni politiche e amministrative» e considerato anche il «concreto pericolo di danno all’immagine» del Comune, l’assessore viene revocato. Tre giorni dopo, in Consiglio comunale, il sindaco afferma di essere stato personalmente «raggiunto da una serie di soggetti, quindi diretti protagonisti di una certa vicenda, che mi hanno riferito una serie di accadimenti legati a fatti ricadenti totalmente nella funzione e nella delega assegnata all’assessore Pasculli». Era stato proprio Emiliano a denunciare il suo assessore sulla base di quanto riferitogli da due componenti dello staff e dal titolare della cooperativa. Una calda mattinata di inizio agosto, tra corridoi deserti e voglia di vacanza il sindaco si presenta negli uffici dell’allora procuratore aggiunto Pasquale Drago. Curiosamente, passa davanti a una stanza sulla quale c’è un numero di ruolo generale («R. G. 5796/99») e il disegno di un arcobaleno. All’interno ci sono i numerosi faldoni della sua ultima inchiesta, prima dell’ingresso in politica, quella sulla missione umanitaria in Albania, che «sfiorò» l’allora presidente del Consiglio Massimo D’Alema e che, approdata in aula, si chiuderà con la prescrizione.
Ma non divaghiamo, torniamo a Pasculli. «Come faceva Emiliano a sapere in che modo si stava evolvendo l’indagine sul suo assessore?», si chiede nell’atto di citazione l’avvocato Paccione. Quando Emiliano gli revoca le deleghe, Pasculli non aveva ricevuto alcuna comunicazione dalla Procura e anche il Comune, come risulta poi dall’accesso agli atti, non ne sapeva nulla. Certo, Emiliano sa dell’inchiesta su Pasculli per averlo denunciato, ma l’ormai ex assessore saprà solo dopo dell’inchiesta su di lui, quando gli viene notificato l’invito a comparire.
Il Tribunale civile nel lontano maggio 2014 dichiara inammissibile la domanda di Pasculli finalizzata a dichiarare la falsità dell’atto con il quale era stato revocato da Emiliano. Per i giudici non aveva alcun interesse ad agire. Le altre domande resteranno senza risposta.